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“Anche la più ingenua utopia possiede qualità umane che mancano del tutto nei progetti dei super-uomini”
“L’uomo cammina con i piedi in terra e la testa per aria; e la storia di ciò che è accaduto sulla terra – la storia delle città, degli eserciti e di tutte quelle cose che hanno avuto corpo e forma –
è solo una metà della storia dell’uomo.” L’altra metà è rappresentata proprio dall’utopia. “Utopia,” dice Lewis Mumford nella prefazione del 1922 a questo libro prezioso e insuperato, “può derivare dalla parola greca ‘eutopia’, che significa il buon posto, o dall’altra parola greca ‘outopia’, che significa nessun posto.” Ed è lo stesso Mumford a chiarire il contesto intellettuale da cui questo suo lavoro ha tratto origine: “Quando ho iniziato a esaminare storicamente le utopie, intendevo chiarire che cosa in esse fosse andato perduto e definire che cosa fosse ancora valido. Fin dal principio ero conscio di una virtù che era stata inspiegabilmente trascurata: le opere classiche degli utopisti trattavano sempre la società come un tutto unico e tenevano conto dei rapporti esistenti tra funzioni, istituzioni e fini dell’uomo. La nostra civiltà ha poi diviso la vita in compartimenti. Sono giunto dunque a considerare il pensiero utopista come l’opposto dello spirito unilaterale, partigiano, specialistico.”
Lewis Mumford (1895-1990), sociologo e urbanista statunitense, ha insegnato nelle Università di Harvard, Yale e Princeton. Nel 1933, con H. Wright e A. Meier, ha fondato lo Housing Study Guild. …