Sulla vita

di Lev Nikolaevič Tolstoj

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“Il sentimento dell’amore non può manifestarsi negli uomini che non comprendono il senso della propria vita”

Sulla vita fu finito di stampare nel gennaio del 1888. Dalla tipografia il libro passò, come d’uso, al Comitato della censura: e non ne uscì più. La censura laica lo silurò subito, mentre la censura religiosa – due mesi dopo – condannò alla confisca tutte le copie del libro. Nel frattempo, come avveniva da qualche anno per tutte le opere di Tolstoj vietate, anche Sulla vita conosceva in Russia un’ampia diffusione tramite edizioni illegali, per lo più artigianali. Sulla vita, insomma, fu un trionfo: uno dei primi grandi successi internazionali di quella carriera di polemista social-religioso che Tolstoj aveva inaugurato una decina d’anni addietro, con La confessione. Il fulcro delle sue riflessioni era inteso a ribadire le ragioni di un cristianesimo rigorosamente evangelico, contro le chiese istituzionali e il loro “pseudo-cristianesimo” impartito alle greggi, ma anche contro quell’ordine costituito che in tutti gli stati “cristiani” aveva appunto nelle chiese i suoi migliori alleati. Sia secondo i seguaci, sia secondo i critici di Tolstoj, Sulla vita è importante in quanto originalissima, illuminante reinterpretazione del concetto evangelico di “vera vita”, con stimolanti implicazioni filosofiche, contrapposta a un cristianesimo trasformatosi in “religione della morte”. Un testo decisivo per comprendere l’evoluzione del pensiero di Tolstoj.

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Lev Nikolaevič Tolstoj

Lev Nikolaevič Tolstòj (Jàsnaja Poljana, 1828-1910), di famiglia nobile, si staglia nella storia della letteratura come un riferimento assoluto. La sua tensione morale, la sua religiosità tormentata e il suo …

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