Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Non c’è mistero nella macchina; c’è il più insondabile mistero nel più misero degli operai, e sempre ci sarà”
Pubblicato nel 1854, Tempi difficili fu fin da subito uno dei libri più discussi del grande romanziere inglese, anche per la decisa vena anti-utilitarista che ispira la trama. Duramente criticato da autori “conservatori” come Maculay, fu però valorizzato da autori più sensibili alla questione sociale, come John Ruskin e in seguito George Orwell, che ne esaltò “la generosa rabbia”. Ispirato dalle osservazioni fatte dall’Autore sulle condizioni di vita operaie e gli scioperi scoppiati nella cittadina di Preston, nei pressi di Manchester (in quegli anni già al centro del resoconto di Engels sulla condizione della classe operaia), il libro è ambientato in una città di fantasia, Coketown (la città del coke, del carbone). Al centro della vicenda il credo di Thomas Grad-grind, un industriale fiducioso “solamente nelle statistiche” e che educa di conseguenza i suoi due figli, Louisa e Tom, dei quali reprime con metodo ogni lato fantasioso e idealistico. La figlia, difatti, viene data in sposa a un altro avido capitalista della cittadina, Josiah Bounderby, un tipo avaro e impostore, di ben trent’anni più anziano della ragazza. Lei accetta, fino all’amaro epilogo, quando, ritornata dal padre, questi si renderà conto della follia del suo sistema educativo.
Charles Dickens (Portsmouth 1812 – Gad’s Hill, Kent 1870), uno dei più popolari e amati autori di tutti i tempi, incontrò il successo a ventisei anni, dopo un’infanzia e una …