Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
di Davide Longo
“Uomo sbagliato, posto sbagliato, tempo sbagliato. È questo lo stato d’animo di Pietro, giovane avvocato di Torino, appena promosso tenente nel Regio Esercito Italiano. Regio di nome, fasullo, fascista di nerbo, fin troppo reale. Difatti: l’anno di disgrazia è il 1937, il luogo della tragedia è l’Etiopia, dove è appena “tornato l’impero dei colli fatali”, eia-eia-alalà e tutto il resto della farsa macabra. Il potere militare in orbace, o qualsivoglia imitazione del medesimo, affida a Pietro il classico caso che nessun avvocato vorrebbe nemmeno da morto. Ritrovarsi scaraventato ab imperio a migliaia di chilometri da casa, a difendere l’indifendibile. Sul sergente Prochet, duro e puro comandante dei gruppi esploratori etiopi, grava infatti l’accusa di omicidio. Un momento, un momento: omicidio nel mezzo di una brutale guerra coloniale? Omicidio in un contesto che fa dell’omicidio stesso la propria divinità? A quanto pare però, il sergente Prochet è andato un minimo sopra il rigo. Un’incursione in un remoto villaggio nel deserto si è risolta in un bagno di sangue talmente efferato da fare impallidire perfino il Teatro del Grand Guignol. Pietro deve quindi difendere l’imputato che non solo non parla ma che tutti quanti – dai vertici del fascio ai disperati sopravvissuti etiopi – vogliono morto.
Eppure, là tra le sabbie torride e le celle oscurate dell’ultimo confine del mondo, nulla è come appare. Per Pietro questa missione impossibile, o forse insensata, si tramuta in una vera e propria discesa agli inferi sul confine estremo della ferocia e della colpa, del furore e dell’inganno.
Con questo suo Un mattino a Irgalem Davide Longo, tra ‘i più unici’ narratori italiani contemporanei, ci offre uno spaccato disperato e disperante di un’epoca maledetta, dove la linea di divisione tra delitto e castigo, tra stato di necessità e incudine del rimorso, diventa sempre più evanescente. E sempre più letale.” (Alan D. Altieri)
Numero di caratteri: 214.093
Davide Longo (1971) vive a Torino dove insegna scrittura presso la Scuola Holden. Tra i suoi romanzi, Un mattino a Irgalem (Marcos y Marcos, 2001, Feltrinelli Zoom Filtri 2015), …