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“Questo libro non è un tentativo di prevedere il futuro. È un tentativo di aprire le porte del futuro.” E per aprire le porte del futuro, scrive Rutger Bregman, bisogna tornare alle utopie. Di fronte al rafforzarsi dei nazionalismi, al divario sempre più ampio tra ricchi e poveri e allo stress che il carico di lavoro porta ogni giorno nelle nostre vite, siamo costretti a riconoscere che le nostre aspettative sullo sviluppo liberale della società occidentale si sono drammaticamente consumate, lasciandoci di fronte alla dura verità: senza utopie, tutto quello che resta è un presente privo di orizzonti, il presente immobile e sterile della tecnocrazia.
Ma quali sono le utopie di cui abbiamo bisogno per rilanciare la politica e trovare la strategia per una convivenza sostenibile? Secondo Bregman, è arrivato il tempo di ridurre consumi e ore di lavoro, di aprire i confini degli stati e combattere sul serio la povertà, di concedere a tutti un reddito di base, sottraendolo alle vuote retoriche populiste che si stanno impadronendo del dibattito mediatico in tutto il mondo democratico.
Un pensiero utopico, che in Olanda ha dato vita a un movimento per il reddito universale di base, catturando l’attenzione dei media internazionali. D’altra parte, non si tratta di un’idea nuova né stravagante: “Porre i fini sopra i mezzi e preferire il buono all’utile”, scriveva John Maynard Keynes nel 1930.
Un saggio coraggioso, il punto di vista di un giovane studioso dal pensiero rivoluzionario, che dimostra quanto le utopie possano essere concrete.
Reddito di base.
Settimana lavorativa di quindici ore.
Confini aperti.
Sogni impossibili?
Una guida realista per la costruzione di un mondo utopico.
“Geniale, davvero illuminante.” Zygmunt Bauman
Rutger Bregman (Westerschouwen, Paesi Bassi, 1988) è uno dei giovani pensatori europei più promettenti. Ha 29 anni, è uno storico, scrive per il quotidiano olandese “De Corrispondent” e ha ricevuto …