“Alla fine gli anni macinano coincidenze. Siamo a quarant’anni dall’addio di Luciano Bianciardi al mondo. A quasi venti dalla prima edizione di questo libro che gli tolse la polvere della dimenticanza, restituì un posto ai suoi romanzi e luce al suo viaggio solitario, scoperto da migliaia di nuovi lettori, incantati dalla sua ironia, dalla sua rabbia, ma anche dalla sua eccentrica preveggenza. Con questa nuova edizione, Luciano torna a casa, più o meno dove tutto cominciò, casa editrice Feltrinelli appena nata, anno 1954, lui redattore fresco di Maremme e minatori, sceso da uno dei tanti treni che in quei mesi, in quegli anni, stavano portando le braccia e le teste che avrebbero fabbricato a Milano il miracolo economico. Era il tempo giovane
del dopoguerra. Il futuro declinato per una volta al presente. Nascevano non solo i palazzi e le fabbriche dalle macerie. Ma anche
le case editrici, i giornali, le agenzie di pubblicità e naturalmente la televisione, che in una decina di anni avrebbero svezzato l’italiano medio dandogli uno specchio, una lingua, quattro ruote, una cucina americana, e qualche volta persino una rotonda sul mare. Tutti (o quasi tutti) ne cantavano le lodi, tranne lui. Il provinciale, il guastafeste che di tante addizioni conteggiava quel che andava perduto, a cominciare dai sogni per una Italia diversa, un po’ più giusta, non arresa alla religione del conformismo, del guadagno, dell’arrivismo, del piccolo e del grande potere. Sempre persuaso che il successo fosse solo il ‘participio passato del verbo succedere’ ”.