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di Victor Hugo
“Hugo si trova in esilio, ma con esilio va inteso il rapporto conflittuale che l’artista intrattiene con il potere”
Nato come introduzione alla traduzione integrale delle opere di Shakespeare, questo scritto di Hugo è, per esplicita dichiarazione dell’autore, un “manifesto letterario per il XIX secolo”, oltre che una celebrazione del drammaturgo inglese nel tricentenario della nascita. La difesa della poetica shakespeariana è il punto di partenza per una riflessione generale sull’arte e il suo rapporto con il potere, una vibrante perorazione a favore dell’impegno politico e sociale degli artisti. Libro ricchissimo, figlio dell’esilio, scritto di fronte all’oceano per un uomo-oceano – così Hugo definiva Shakespeare –, è un’appassionante ricostruzione della storia letteraria dalle origini fino alla rivoluzione romantica. Incentrato sulla figura del genio, inteso come massima espressione di un’epoca e di un popolo, può essere letto come una sorta di “Canone occidentale” ante litteram, in cui però Hugo apre le porte all’Oriente, esaltandone i poemi epici come parte integrante del patrimonio universale dell’umanità. Sacro e profano si intrecciano in una visione della letteratura e dell’arte come fattori decisivi per la crescita spirituale degli esseri umani e, di conseguenza, per il progresso sociale e politico globale. Libro militante, si rivela di grande attualità nella sua difesa della cultura come strumento di liberazione: la poesia, ancor più della scienza, è chiamata a svolgere questa funzione.
Victor Hugo (Besançon, 1802 - Parigi, 1885) è considerato il capofila della scuola romantica francese. Fu autore di poesie, romanzi, opere teatrali e politico-sociali fra cui, oltre al romanzo Notre-Dame …