Negli ultimi anni, un nuovo sottogenere letterario ha catturato l'attenzione dei lettori di tutto il mondo: si tratta dei sad hot girl books, ovvero letteralmente libri con protagoniste tristi e attraenti, ma anche – per via dell’inevitabile immedesimazione lettore/personaggio – libri che tutte le ragazze tristi e attraenti dovrebbero leggere.
Nell’era di Booktok, capire cos’è un sad hot girl book e cosa permette a un romanzo di entrare a far parte di questa categoria non è così semplice, anche perché i video virali legati a questo trend uniscono Sylvia Plath e Sally Rooney, Joan Didion ed Emma Cline: libri separati da quasi un secolo di storia (La campana di vetro uscì nel 1963), ma che pure sono accomunati dall’avere al centro delle proprie narrazioni una protagonista femminile in un momento di crisi personale, relazionale ed emotiva.
Paladina del genere la newyorkese Ottessa Moshfegh, che ne Il mio anno di riposo e oblio racconta di una giovane ereditiera alla quale apparentemente non manca nulla, tranne la voglia di vivere: ecco quindi che prende la decisione di imbottirsi di psicofarmaci per riposare il più a lungo possibile, regalandosi un anno di letargo per non provare alcun sentimento e forse guarire.
“Succedevano un sacco di cose a New York, come sempre, ma nessuna toccava la mia vita. Era questo il bello di dormire, la realtà si distaccava e mi arrivava nella mente in modo causale come un film o un sogno.”
Lo stesso momento di crisi che pare vivere la protagonista dell’ultimo romanzo di Giada Biaggi, scrittrice e stand-up comedian che nei propri monologhi è in grado di trovare il perfetto equilibrio fra alto e basso, riferimenti colti alla storia della filosofia occidentale e inside jokes che attingono a piene mani dalla cultura pop di inizio anni Duemila. Comunismo a Times Square traccia il ritratto lirico e tragicomico di una generazione in crisi di fronte al collasso del capitalismo, facendo del proprio punto di forza il mix di dialoghi caustici e croccante satira sociale.
Un altro elemento caratteristico dei sad hot girl books consiste proprio nell’essere profondamente inseriti nel proprio tempo, incarnando con lucidità lo Zeitgeist della contemporaneità: dal 2001 affrescato da Ottessa Moshfegh – fatto degli strascichi del mancato Millennial Bug e la frenesia di noleggiare film da Blockbuster – al 2010 descritto da Giada Biaggi, “anno in cui Katy Perry si era fatta uscire un sacco di cose dalle tette (tra cui fuochi d’artificio e panna spray), Yoko Ono aveva simulato un orgasmo al MoMa e la Royal Family aveva annunciato il fidanzamento di William e Kate”. Ecco che i sad hot girl books diventano vere e proprie capsule del tempo che non hanno paura di affrontare, seppur spesso solo lateralmente, le profonde inuguaglianze insite nella società di oggi.
Lo dimostra Noor Naga in Come dividere una pesca, libro sull’incomunicabilità e gli squilibri di potere all’interno della relazione fra un’americana laureata alla Columbia e un egiziano nato in un villaggio “che nessuno ha mai sentito nominare”. Con una scrittura immaginifica e sensuale, l’autrice ci porta nel cuore di una metropoli brutale e caotica come il Cairo, tessendo una costruzione ardita che sfida la forma-romanzo fino a una risoluzione inaspettata. Quella che racconta è quindi la tragedia di due mondi che si scontrano e una storia fatta più di domande che di risposte, dove la lingua, l’identità e la ricerca di un senso di appartenenza sono sempre in primo piano.
Di razza, potere, cultura e identità scrive anche Raven Leilani in Chiaroscuro, che ha per protagonista Edith: ventitré anni, afroamericana, con un lavoro in una casa editrice, una grande passione per la pittura e un incredibile talento nello scegliere solo uomini sbagliati. Tagliente, comico e dirompente, il romanzo è il ritratto di una giovane donna che cerca di dare un senso alla sua vita, ai suoi desideri e alle sue rabbie, in un’epoca di grandi cambiamenti e nuove consapevolezze.
“Se devo essere sincera, in tutte le mie relazioni non ho fatto altro che analizzare le intenzioni delle fauci spalancate intorno alla mia testa. Tipo, sta scherzando o è arrabbiato? In altre parole, tutto, persino l’amore, è una violenza.”
Booktok e Instagram hanno dato grande impulso alla popolarità di questo genere, quindi possiamo dedurne che i sad hot girl books siano solo una moda?
Molti critici li hanno liquidati così, vedendoci semplicemente il corrispettivo letterario dei più tristi post di Tumblr che si condividevano a inizio Duemila per far sapere ai propri contatti che si stava passando un momento difficile, eppure la questione è ben più complessa e ha a che fare con la crisi del romanzo novecentesco incentrato sulle nevrosi dell’uomo bianco etero cis, che viene soppiantato da una nuova figura di protagonista più inclusiva e moderna, molto meno incline a riflessioni ombelicali e più propensa a problematizzare la propria sofferenza traslandola nel più ampio quadro delle ineguaglianze tipiche della contemporaneità. Al centro di questi romanzi non si parla solo di insicurezze individuali, ma di un più diffuso senso di incertezza indice di una crisi generazionale: le protagoniste dei sad hot girl books hanno spesso lavori precari e sottopagati, vengono discriminate per il proprio aspetto e le proprie origini e devono lottare quotidianamente contro un mondo che sentono estraneo. Attenzione quindi a liquidarli come una versione più cerebrale e complessata della chick-lit, perché sotto alla patina glam dei trend di Booktok c’è ben altro.
In Italia, il panorama letterario si è aperto ai sad hot girl books non soltanto grazie all’impulso dato dal trend di Booktok, ma anche all’apporto di scrittrici come Giada Biaggi e Lorena Spampinato, che del genere recupera soprattutto l’intenzione di scrivere un romanzo di formazione con protagoniste ben lungi dall’essere perfette. In Piccole cose connesse al peccato si parla di adolescenza, ovvero l’età “in cui l’urgenza di amare è la cosa più viva, la più feroce” e la rivalità fra amiche si confonde con l’invidia e con il desiderio.
Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh
Esilarante e stranamente tenero, l’esperimento di “ibernazione” narcotica di una giovane donna, aiutata e incoraggiata da una delle peggiori psichiatre della storia. New York, all’alba del nuovo millennio. La protagonista gode di molti privilegi, almeno in apparenza. &Egr…
Ottessa Moshfegh
Ottessa Moshfegh è una scrittrice americana nata a Boston. Eileen, il suo primo romanzo, è stato selezionato per il National Book Critics Circle Award, per il Man Booker Prize, e ha …