Un testo inedito di Giacomo Papi, autore di La piscina, sul tema "ricchi e poveri". Con la consueta graffiante ironia.

ISTRUZIONI PER RICONOSCERE UN RICCO IN PISCINA

In piscina si sta nudi, ma non per questo si diventa uguali. Questa piccola guida in 13 punti serve a distinguere i ricchi dai poveri anche in costume da bagno, quando le differenze si assottigliano; serve a riconoscersi e a riconoscere, e a non dimenticare che le classi esistono anche in piscina e se nessuno ci crede più, e che la lotta di classe continua anche quando è finita. Con due avvertenze: la prima è che non ci sono criteri certi, solo segni e probabilità; la seconda è che stiamo parlando di soldi, non di cultura, valori o buongusto: checché se ne dica il ricco non è il “radical chic”, il quale spesso ha – purtroppo per lui – le pezze al culo.

  1. Cominciamo dai bambini: quelli dei ricchi in genere sono più biondi perché i maschi ricchi italiani, sostiene qualcuno, preferiscono riprodursi con donne bionde, in quanto più esotiche. I bambini dei ricchi, inoltre, sono raramente sovrappeso e tendono ad assomigliarsi. In piscina si muovono in piccoli gruppi o se ne stanno da soli, mentre quelli dei poveri formano orde più numerose e disomogenee sia per aspetto che per età.
  2. Per riconoscere il bambino ricco è utile osservare gli adulti che lo hanno accompagnato in piscina: se al posto dei nonni e dei genitori, o dietro di loro, c’è una donna dall’aspetto asiatico o sudamericano, e il bambino in questione non sembra né asiatico né sudamericano, allora quella donna è la tata e il bambino è quasi certamente ricco. Se invece con lui ci sono una o più suore, come accade in colonia, non lo è per niente.
  3. Le differenze di classe tra i ragazzi maschi tendono a manifestarsi nei capelli. L’accortezza è esaminarli prima che si bagnino, appostandosi fuori dalla piscina o negli spogliatoi. La capigliatura dei ragazzi ricchi tende a essere fluffy, vaporosa e ondulata, lunghetta ma curata, quella dei poveri è più corta, rasata sui lati, con inserti tipo fulmini e saette.
  4. Veniamo alle mamme e alle donne in generale. La donna ricca in piscina può essere di due tipi, c’è quella che si rifugia nell’understatement, e spesso indossa le birkenstock, e quella che in piscina ci va a sfilare, e spesso ha il pareo coordinato al bikini.
  5. Nella donna ricca di una certa età il costume intero prevale, la cuffia di gomma con i fiori invece è in via di estinzione.
  6. Una volta era tutto più semplice – nel maschio adulto il boxer era indizio sicuro di ricchezza – ma oggi l’omologazione pasoliniana e gli slip sgambatissimi sono in agguato.
  7. Anche il capitolo piedi è scivoloso perché quelli dei ricchi possono esseri rivestiti in tanti modi diversi: da sobrie infradito, sgargianti friulane, birkenstock, sandali di cuoio o tempestati di strass nelle donne, ma anche da ciabattacce di forma plebea, impreziosite, però, da costosissimi marchi (la cui unica funzione e ragion d’essere è, appunto, quella di marchiare il ricco in quanto tale).
  8. Se la piscina non si trova a Medellín ai tempi di Pablo Escobar o a Casal di Principe ai tempi dei casalesi, l’assenza di catenine, catenone, catenacci, braccialazzi e anelloni d’oro, specie se riequilibrata dalla presenza di polsi avvolti da braccialettini di fili colorati, perline o macramé, accresce le probabilità di ricchezza del maschio adulto.
  9. Anche il tatuaggio è un discrimine: se reca un motto, il verso di una canzone, una data, magari in caratteri gotici, e soprattutto un nome proprio, non importa se di figli, mogli o della mamma, è un indizio quasi certo di povertà, a meno che il tatuato in questione non sia un calciatore.
  10. I ricchi hanno cicatrici eleganti, quasi invisibili.
  11. I ricchi fanno meno tuffi dei poveri e usano di rado i braccioli, mai il salvagente.
  12. I ricchi stanno molto all’ombra e usano creme protettive. Non giocano a carte, solo a bridge, qualche volta. Spesso le donne ricche si spruzzano in faccia acqua Evian.
  13. Infine ci sono gli accessori, dettagli in cui come dice il proverbio si nasconde il diavolo, figurarsi il suo sterco, che poi sarebbe il denaro: la qualità della manicure, della pedicure e della depilazione, l’accuratezza degli smalti, la mancanza di ricrescita alla radice dei capelli o al contrario l’orgogliosa esibizione e rivendicazione del loro biancore, la morbidezza dei teli da mare, il brillio dei gioielli sono tutti segni che, presi nel loro complesso, agevolano l’individuazione di un ricco. Ma tutto questo non basta a offrire ragionevoli certezze: viviamo in tempi in cui tutto è mischiato, per fortuna, e in cui la parola “esclusivo” dilaga proprio perché non lo è quasi nulla; tempi in cui cultura e buongusto non sono più sintomi di ricchezza e in cui, viceversa, i segni esteriori della ricchezza si possono comprare anche a rate o noleggiare per il tempo di un selfie. La verità è che, in mutande e intorno a una piscina, poveri e ricchi si assomigliano molto per una ragione molto semplice: gli umani in fondo sono uguali. Come dice Klaus Signori, “il ricco è un povero con i soldi, il povero è un ricco senza soldi”. L’unico modo infallibile per distinguerli è valutare la piscina: se si trova in una villa privata o in un albergo di lusso, se vi si servono cocktail e tartine, è probabile che quelli che la frequentano siano ricchi; se invece è la piscina comunale scrostata di un quartiere degradato, avvolta già alle 7 di mattina dalla puzza di fritto e dalla musica dance, si può ipotizzare che i suoi frequentatori siano poveri. In ogni caso osservate le facce di chi si sta bagnando: se sorridono serafici con gli occhi socchiusi, sia che siano ricchi sia che siano poveri, è probabile che stiano facendo la pipì.

Giacomo Papi

La piscina di Giacomo Papi

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Giacomo Papi

Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. È scrittore, giornalista e autore televisivo. Scrive per la Repubblica, il Post e Il Foglio e dirige il Laboratorio Formentini per l’editoria della fondazione Mondadori. I suoi …