Un viaggio sorprendente sul Volga, il grande fiume che attraversa la Russia, alla ricerca delle radici di un paese travolto dal suo passato.

Sfidando i paranoici controlli dei servizi di sicurezza, Marzio G. Mian è riuscito a viaggiare per seimila chilometri nella pancia, nel cuore e nell’anima della Russia odierna. Seguendo la “via Appia” della sua storia, il fiume Volga, la “patria” dei tatari, dei cosacchi, dei monaci-santi, degli sciamani, di Pugaciov e Lenin, Mian è andato alla ricerca della Russia arcaica e rurale, di quella metropolitana e dei grandi spazi pieni di nulla; della Russia delle steppe e dei girasoli, dei sovkhoz, delle fabbriche, delle izbe, della tradizione più reazionaria e della rivoluzione più spietata, dei miracoli e delle repressioni.

Viaggiando da Nord a Sud, dalla sorgente nella regione del Valdaj, tra San Pietroburgo e Mosca, fino ad Astrakan sul Mar Caspio, Mian svela così, in questo reportage unico al mondo, l’“altro fronte” del feroce scontro in atto con l’Occidente, il fronte di un popolo fatto di molte nazioni e tenuto insieme dal brutale ma antico sogno di una civiltà imperiale. Al termine della lettura scopriamo che la Russia, vista da Occidente, è oggi una terra lontana, misteriosa, ostile. Dopo l’invasione dell’Ucraina, la avvolge un’oscurità ancora più fitta che al tempo dell’Unione Sovietica.

Marzio G. Mian ha svolto inchieste e reportage in 58 paesi del mondo per i media italiani e internazionali. Nel 2023 ha ottenuto a Berna il True Story Award, premio per il miglior reportage internazionale. Ha fondato la società giornalistica non profit The Arctic Times Project e cofondato il gruppo giornalistico River Journal Project, racconto multimediale dei temi d’attualità attraverso i grandi fiumi del mondo.

Nell'estate del 2023 ha viaggiato con il fotografo Alessandro Cosmelli per un mese lungo il fiume Volga. Matuska, Io chiamano, i russi: la piccola madre. È qui che tutto è cominciato, che l'impero ha messo le sue radici: lungo il fiume si trovano molte delle città che hanno alimentato il mito della sua grandezza. Ufficialmente la sua sacralità risale al 2017, quando il patriarca di Mosca Kirill, accompagnato da Vladimir Putin, ne ha consacrato in pompa magna la fonte, equiparandola a quella battesimale delle cattedrali. Una targa annuncia che l’acqua del Volga è “benedetta da Dio per la salvezza dell’anima del popolo russo”, richiamando alla mente l’iscrizione mussoliniana alla sorgente del Tevere. Da sempre, infatti, i Grandi Fiumi funzionano come grandi turbine della retorica.

Il Volga vicino a Volgograd
 

L’idea della discesa lungo il Volga come chiave narrativa e giornalistica per squarciare il velo e raccontare in presa diretta che cosa vuol dire essere russi al tempo dell’offensiva neo-imperiale di Putin è nata sulla scorta di una precedente esperienza da parte dell’autore, sempre con il fotografo Alessandro Cosmelli: il viaggio-inchiesta realizzato anni prima lungo il Mississippi. I Grandi Fiumi dicono le cose come stanno. Scorrono in un loro tempo assoluto che pare non contemplare la storia degli uomini, o lambirla appena, distrattamente. Per questo sono testimoni capaci di consegnare implacabili, indicibili e intime verità.

Il Volga vicino a Kostroma

 

Vista dal fiume, oggi la Russia sembra di nuovo pronta a resistere, rassegnata a un futuro d'isolamento, autoritarismo e forse anche autodistruzione.

Monumento al soldato sovietico Rzev

 

Per i due autori questa volta non è un viaggio “normale”, entrambi sono consapevoli della propria vulnerabilità.

Scrive Mian in uno dei momenti più rischiosi del suo viaggio: “C’è un’espressione che cominciamo a fare nostra: na grani, che vuol dire sull’orlo, al limite. E’ una costante della nostra “esplorazione” estrema e forse sconsiderata cercare d’incontrare personaggi utili a un racconto sul Pianeta Russia – l’incubo che tormenta il sonno all’“Occidente collettivo” – e allo stesso tempo evitare di stimolare sospetti ed eccessi di scrupolo patriottico, insomma di essere consegnati al primo capataz dell’Fsb nei paraggi. Sono momenti in cui ti rendi conto di quanto in Russia oggi sia precario il confine tra la libertà e la galera: na grani, appunto. E non c’è cautela che tenga se sfidi la sorte, e la sorte quel giorno ha la luna storta e simpatizza per i servizi di sicurezza”.

L'ufficio di Ivan Kazankov

 

Si tratta del momento in cui l’imprenditore Ivan Kazankov riceve i due reporter nella sua azienda agro alimentare, uno dei colossi della Russia contemporanea. Kazankov – scrive Mian - ha un volto inespressivo, brezneviano, però si capisce che è un vero boss che non deve rispondere a nessuno, capo assoluto di quest’impero rurale sul Volga, paradossalmente ispirato al più grande sterminatore di contadini della Storia. Il suo ufficio d’altronde sembra fatto apposta per disorientare chiunque si ostini a capire qualcosa della Russia odierna: i busti di Stalin convivono con le icone ortodosse, il ritratto di Nicola II incombe su un modellino della Sojuz, la foto di Vladimir Putin sta accanto all’immagine di sant’Andrea, santo patrono di tutte le Russie.

Zarina, sua madre e Pavel arruolato e morto in guerra

 

Alessandro Cosmelli è fotografo e visual storyteller indipendente. Ha realizzato reportages e inchieste fotogiornalistiche collaborando con alcune tra le principali testate internazionali - Newsweek, Stern, Harper’s, Vanity Fair, El Pais Semanal, Internazionale, LEspresso, CNN, e molte altre. È autore di cinque monografie tra cui Oltrenero (Contrasto, 2009) e Brooklyn Buzz (Damiani, 2012), premiate dal Pictures Of the Year International (POYi) tra i dieci migliori libri dellanno. Dal 2006 vive negli Stati Uniti dedicando gran parte del suo lavoro allesplorazione fotografica della società Americana nellera di Obama, Trump e Biden. Ha esposto in ambito internazionale e ricevuto riconoscimenti dal POYi, Photo España Award, Prix de la Photographie Paris, Pulitzer Center ed è co-autore insieme a Gaia Light di The Buzz Project, progetto dedicato allidentità della metropoli globale contemporanea. Il progetto Volga Blues è realizzato in collaborazione con il Pulitzer Center.

Per approfondire i temi del libro, >>>guarda il video

Volga Blues di Marzio G. Mian

Vista da Occidente, la Russia è oggi una terra lontana, misteriosa, ostile. Dall’invasione dell’Ucraina sembra sprofondata in un buio ancora più fitto che ai tempi più bui dell’Unione Sovietica, come un pianeta a sé stante, un mondo reso sinistramente lontano e…

Marzio G. Mian

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