La Palestina ‟normale” di Suad Amiry. Un’intervista

La Palestina ‟normale” di Suad Amiry. Un’intervista

Suad Amiry, architetta palestinese scopertasi scrittrice dopo aver pubblicato il fortunato diario da Ramallah assediata Sharon e mia suocera, parla del ritiro israeliano dai Territori e della sua voglia di raccontare la vita ‟normale” in Palestina. ‟Sono felice per ogni israeliano che si ritira dai Territori, ma attenti a non perdere di vista il quadro nel suo complesso: lo Stato palestinese, ora, ha Gaza, ma l’idea di Sharon è di tenere salda tutta la Cisgiordania e Gerusalemme in particolare. E i coloni, cacciati dalla Striscia, è qui che finiranno. Sharon è un uomo molto intelligente e un ottimo politico, ma l'ha detto: per lui la West Bank non è un territorio occupato. Suppongo che ci sia un accordo con Bush che ha visto come merce di scambio gli insediamenti a Gaza”.

La bestia nel cuore. La presentazione del film

La bestia nel cuore. La presentazione del film

Paolo Soraci intervista Cristina Comencini, Alessio Boni e Riccardo Tozzi all’indomani della grande emozione con cui la platea dei giornalisti del LXII Festival di Venezia ha accolto la proiezione del film. Si parla dei contenuti, del festival, del rapporto con il cast e del tentativo di censura, poi rientrato. L’evento ha avuto luogo il 9 settembre 2005 alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte.

Esterházy, Unione malata di egoismo

Esterházy, Unione malata di egoismo

‟Chi è cresciuto in una dittatura è abituato alle paure. Forse si spaventerebbe persino, se non ne avesse, e se ne creerebbe subito qualcuna. Chi non è abituato alla libertà, la teme un po', è una responsabilità sconosciuta. Le nostre paure sono le stesse paure europee di moda ora, per la brutalità della globalizzazione, cui s'aggiunge, nel caso di una nazione così piccola e così centro-europea come la nostra, anche la paura per l'egoismo delle altre grandi nazioni europee. Naturalmente, non vuol dire che noi ungheresi non siamo egoisti… Ma quando sento parlare di Europa a due velocità, di nucleo forte… beh… mi sembra un discorso molto arrogante. Da noi c'è anche chi teme per la lingua, anzi per l'individualità delle culture, e crede che diventeremo un immenso McDonald’s.”

Paolo Di Stefano presenta Aiutami tu

Paolo Di Stefano presenta Aiutami tu

Aiutami tu si inserisce in quel filone, che va dal Giovane Holden a Io non ho paura. È un filone sempre più presente nella letteratura italiana. Il ‟bambino cattivo” in genere si assume le responsabilità che non sanno prendersi i genitori, e forse la frequenza di questa figura nella letteratura contemporanea è il segno della debolezza della famiglia nella nostra società (del resto, anche il romanzo familiare è un genere in crescita negli ultimi anni: il caso di Franzen è solo uno dei più famosi). Il ‟bad boy” è un bambino costretto a crescere troppo in fretta per prendere il posto di un padre e una madre assenti, inadeguati o immaturi. Diventa cattivo perché non riesce a misurare e a contenere la propria emotività di fronte alla cattiveria del mondo. Pietro, come la mocciosa, qualche volta ha paura ma né l’uno né l’altro vuole ammetterlo. Più raramente hanno paura e lo dicono. Non sempre il loro sentimento della paura risponde ai nostri criteri, reagiscono in modo imprevedibile, come accade agli adolescenti: e finiscono per mostrare, di fronte a ciò che li minaccia, un coraggio e una coerenza che gli adulti - e per loro parleremmo di etica - non avrebbero.”