‟Il compromesso è l’arte di vivere”. Intervista ad Amos Oz

‟Il compromesso è l’arte di vivere”. Intervista ad Amos Oz

‟Abito vicino al deserto. Mi alzo all'alba e me ne vado lì a vagabondare senza meta. E cerco di sentire. Quando torno a casa accendo il notiziario delle 6 e ascolto gli uomini politici riempirsi la bocca di parole: ‘Per sempre’, ‘mai più...’. Allora sento ridere le pietre di quel deserto, che da centomila anni è sempre uguale. (…) Mi metto a scrivere. Che è una cosa faticosissima. A volte passo tutta la mattina senza riuscire a combinare nulla. Nemmeno una riga. Me ne sto lì a fissare il muro”.

Intervista alle ‟quattro mani” di Jenny Haniver. Ossia Alessandra Montrucchio e Cristina Virone

Intervista alle ‟quattro mani” di Jenny Haniver. Ossia Alessandra Montrucchio e Cristina Virone

‟Prima di scrivere c’è un grosso lavoro a tavolino sulla trama e i personaggi poi ognuna di noi butta giù un capitolo diverso della storia e quindi ci troviamo e ci confrontiamo sul lavoro fatto. Per la scrittura del primo libro abbiamo dovuto calibrare le diverse penne per creare un tutto omogeneo ed equilibrato. Ma già con la seconda avventura per tutte e due è stato quasi istintivo calarci nel linguaggio di Salamandra e in quell’immaginario. (…) L’idea di un mondo dove le razze si possono mescolare è nata ad Alessandra. Ma si trattava di un’idea molto grezza poi parlandone, confrontandoci il progetto si è via via affinato, fatto più preciso, i personaggi e i caratteri si sono messi a fuoco, il mondo di Salamandra si è definito sempre più e la storia ci è come esplosa fra le mani, le cose da dire e da fare erano talmente tante che un libro a quel punto non bastava più. È nato così il progetto di una saga che si concluderà al quinto libro.”

Umiliano il corpo delle donne. Intervista a Stefano Rodotà

Umiliano il corpo delle donne. Intervista a Stefano Rodotà

"Quando il diritto pretende di imporre un comportamento alla donna, prevedendo l’obbligo di impianto contro la sua volontà degli embrioni creati, rivela da una parte la impraticabilità delle via giuridica e dall’altra che una norma di questo genere fa violenza agli stessi principi fondativi di una paese civile e democratico dove, lo dice l’articolo 32 della costituzione, nessun trattamento sanitario può essere imposto in materia di salute violando il rispetto della persona umana. (…) In questi anni ci siamo resi conto del fatto che il diritto non può impadronirsi della 'nuda vita', cioè di tutta una serie di scelte che progressivamente sono state riconosciute alle persone e non possono essere sequestrate dalla regola giuridica. Come, ad esempio, il diritto di rifiutare le cure anche a costo della fine della vita. In questi casi, il diritto di fronte a situazioni esistenziali, ha fatto un passo indietro, ha riconosciuto che non si può imporre un’etica. Questo non vuol dire che non ci sia il riconoscimento di un valore. Il valore in questo caso è l’autodeterminazione di ciascuno per quanto riguarda la propria vita. Prima il ‘dominus’ di queste situazioni era il medico che stabiliva quale dovesse essere la cura, anche senza il consenso dell’interessato, poi, da un certo momento in poi si è stabilito che tutto deve avvenire in base al consenso informato della persona, tant’è che qualcuno ha detto che è nato un nuovo soggetto morale".

Web di lotta e di rivolta. Un manifesto hacker

Web di lotta e di rivolta. Un manifesto hacker

‟Gli hacker sono già una classe in sé, anche se non per sé, volendo utilizzare i termini di Sartre. Ci sono molti progetti che esprimono, in vari modi, l'esistenza di un interesse comune per gli hacker: per esempio il movimento per il software libero; la licenza Creative Commons; l'ascesa dei blog e di tutte le forme di file sharing cioè di condivisione di informazioni di varia natura; enciclopedie aperte come Wikipedia; il Progetto Genoma Umano, nella misura in cui gli scienziati sono attivamente coinvolti e interessati a rendere di pubblico dominio i risultati delle loro ricerche, o ancora il movimento per la diffusione dei farmaci generici nei paesi in via di sviluppo. Molti non riescono ancora a vedere i legami tra queste differenti cose. Sono tutte una medesima lotta: quella per superare la forma proprietaria dell'informazione. E tutte le lotte contro la proprietà sono lotte di classe.”