Intervista a Dario Fo

Intervista a Dario Fo

Uno straordinario giullare di strada, maestro nell’affabulazione, buffone medievale con una gestualità che non necessita del linguaggio verbale dove può aver imparato la "tecnica del mestiere" se non proprio dalla strada?
Altro che registi, attori, professori - certo anche loro hanno fatto la loro parte, ma sono intervenuti in un secondo momento. I primi insegnanti di Dario Fo, giullare d’eccellenza, sono stati i pescatori, i vetrai, la gente che di giorno viveva nelle piazze e di notte nelle osterie. È dai loro racconti che deriva quell’uso particolare delle pause, la personalissima improvvisazione, quella specie di nuova lingua - il "gramelot" - caratterizzata dalla commistione di dialetti differenti. Di tutto questo, e molto di più, parla il libro di Dario Fo a cura di Franca Rame: Il paese dei Mezaràt. I miei primi sette anni (e qualcuno in più). "È un testo che parla della mia giovinezza - spiega Fo - dei miei primi sette anni di vita e qualcuno in più, con tutti i conflitti, le paure e le passioni di quel periodo".

Oz: ‟Il fanatico è un altruista. Ma se non riesce a cambiarti ti ucciderà”

Oz: ‟Il fanatico è un altruista. Ma se non riesce a cambiarti ti ucciderà”

Il fanatico è sempre molto altruista. È più interessato agli altri che a se stesso. Prova sempre a salvarti l'anima o a cambiarti, oppure ti aiuta a "vedere la luce". Vive la sua vita solamente attraverso le altre persone. Naturalmente se non può cambiarti ti ucciderà. Ma lo farà perche ti ama, non perche ti odia…
Credo che il senso dell'umorismo sia una grande cura. Non ho mai visto una persona dotata di humor diventare un fanatico. E non ho mai visto un fanatico con il senso dell'umorismo, perché possederlo significa saper ridere di se stessi. Molto spesso condizioni di disperazione, estrema povertà, oppressione e la mancanza di ogni speranza sono responsabili della diffusione del fanatismo. Pertanto è anche importante cercare di rimuovere queste situazioni insostenibili in varie parti del mondo.

Una stanza per la traduttrice. Emily Dickinson secondo Barbara Lanati

Una stanza per la traduttrice. Emily Dickinson secondo Barbara Lanati

‟Si tratta di un vero e proprio lavoro di riscrittura, che risente molto di quello che Barbara Lanati chiama il suo "affaire" con la Dickinson. Nell'introduzione la traduttrice parla con piena consapevolezza del legame che si e instaurato tra lei e la poetessa, e racconta come l'incontro con la sua poesia sia stato un vero incontro d'amore. E affinché questo incontro fosse ancora più autentico, la Lanati per tutto il tempo in cui ha svolto il suo lavoro di traduzione ha cercato di imitare anche lo stile di vita della poetessa americana, il suo isolamento.”

B. B. King: "Sarei io il padre del rock? No, la musica era nell'aria"

B. B. King: "Sarei io il padre del rock? No, la musica era nell'aria"

Riley King è nato a Itta Bena, un paesetto nelle assolate campagne del Mississippi, il 16 settembre del 1925. Il padre predicatore, la madre cantante di blues. Così era parso naturale a tutti che anche il piccolo Riley cominciasse a pizzicare una chitarra e a cantare. In più c'era in famiglia il cugino Bukka White che già si era fatto un nome come blues-singer. "Ma il cantante che mi aveva più colpito era Blind Lemon Jefferson, un omaccione terribile, forte, rissoso. Aveva fatto anche il pugile, il lottatore, era finito in galera più volte, ma quando cantava... allora era un altro, il migliore. Rompeva il collo di una bottiglia e lo usava come unghia per la chitarra e cavava da quello strumento suoni lunghi, lamentosi, i suoni del blues. Raccontava quel nostro mondo fatto di miseria, di violenza, non ne conosceva altri. Ma io ho poi incontrato Louis Jordan e allora ho capito che i blues possono anche essere ironici, divertenti".