Nicola Lagioia presenta Regno a venire di J. G. Ballard

Nicola Lagioia presenta Regno a venire di J. G. Ballard

‟I quartieri residenziali sognano la violenza. Addormentati nelle loro sonnacchiose villette, protetti dai benevoli centri commerciali, aspettano pazienti l’arrivo di incubi che li facciano risvegliare in un mondo più carico di passione…” ‟Il mondo di Ballard è gia pericolosamente simile al mondo in cui viviamo.” Ascolta l’intervento di Nicola Lagioia.

Il futuro è morto, e noi siamo sonnambuli in un incubo. Intervista a J.G. Ballard

Il futuro è morto, e noi siamo sonnambuli in un incubo. Intervista a J.G. Ballard

‟La società inglese si sta ritribalizzando, è svuotata di ogni ideale, di ogni spinta sociale. Non resta che il consumismo. Ci stanno drogando con i beni di consumo e dobbiamo svegliarci”. J.G. Ballard su Regno a venire, il suo nuovo romanzo.
"Vedo periferie che si diffondono per il pianeta, la suburbanizzazione dell’anima, vite senza senso, noia assoluta. Una specie di mondo della tv pomeridiana, quando sei mezzo addormentato... E poi, di tanto in tanto, bum! Un evento di una violenza assoluta, del tutto imprevedibile: qualcosa come un pazzo che spara in un supermercato, una bomba che esplode. È pericoloso".

Starnone e Napoli. ‟La città non ha un destino già scritto”

Starnone e Napoli. ‟La città non ha un destino già scritto”

Ancora una volta Starnone veste i panni di un prof. nel nuovo romanzo Prima esecuzione. Stavolta però il filone non è quello umorostico della serie di libri sul mondo della scuola che ha reso celebre lo scrittore napoletano. Piuttosto Prima esecuzione segue un’altra linea letteraria, nella produzione di Starnone, cioè quella di Via Gemito e più ancora di Labilità, con la riflessione serrata sulla natura e sul senso della scrittura.

Quel bisogno di rompere i canoni. Intervista a Domenico Starnone

Quel bisogno di rompere i canoni. Intervista a Domenico Starnone

"Il problema è che va impoverendosi la ricerca di forme che siano all’altezza della complessità della nostra esperienza. Oggi non gli scrittori, ma intere categorie lavorative o sociologiche si autonominano 'veri narratori, veri interpreti della realtà italiana': i giornalisti, i giallisti, le nobildonne e i politici di grido, gli adolescenti e soprattutto i critici-critici, che si sentono gli unici veri raccontatori dello spirito del tempo. Così l’arte di narrare, che per uno scrittore è sempre indisciplinatissima, obbedisce alle regole delle scuole di scrittura creativa. Siamo lontani dal nocciolo più serio della neoavanguardia: il bisogno di rompere con registri espressivi abusati e di mettere a soqquadro le forme canoniche e le classificazioni pigre."