Così una vicenda vera è diventata romanzo. Intervista a Ernesto Ferrero

Così una vicenda vera è diventata romanzo. Intervista a Ernesto Ferrero

I migliori anni della nostra vita propone una rassegna di personaggi e fatti einaudiani che, raccontati con garbo, discrezione e qualcosa più di un pizzico di perfidia restituiscono un’idea di cultura e di paese che sembra oggi irrecuperabile.
‟Di grandi maestri oggi ne vedo pochi, e ce ne saranno sempre meno. Per il semplice fatto che oggi è più difficile crescere e maturare nei giusti tempi biologici, come una volta. Se sei bravo, ti chiedono di produrre a ritmi forzati, intensivi. Ti mettono alla catena di montaggio di te medesimo. La nostra è e sarà sempre di più una società senza padri. Oggi il coraggio, la forza, la concretezza e il senso etico mi sembrano molto più femminili che maschili. Confido nelle future maestre...”.

Gay o etero, l’amore ci incanta tutti. Intervista a Jonathan Coe

Gay o etero, l’amore ci incanta tutti. Intervista a Jonathan Coe

[...] Quando mi hanno chiesto ‟Perché ha descritto la storia di questa coppia omosessuale?”, mi sono sentito sbalordito, come se a un altro avessero chiesto ‟ma perché mai ci racconta questo amore eterosessuale?”. In Gran Bretagna siamo un pezzo avanti, la Chiesa anglicana è liberale e non ha il peso che, qui, ha il Vaticano.

Ernesto Ferrero presenta I migliori anni della nostra vita

Ernesto Ferrero presenta I migliori anni della nostra vita

Ernesto Ferrero presenta I migliori anni della nostra vita, l’educazione sentimentale di un ragazzo che entra a far parte di un gruppo di persone speciali, che sognano di cambiare il mondo con i libri. La storia civile dell’Italia attraverso la storia di una casa editrice. Sul filo della memoria, rivivono incontri memorabili e scontri laceranti, scoperte e delusioni, drammi improvvisi, intermezzi comici scanditi dalle battute di un lessico famigliare.
I personaggi che li affollano sono colti nella dimensione privata della vita d’ogni giorno, visti da vicino e fissati in una serie di ritratti indimenticabili: Giulio Bollati, alter ego di Einaudi, il fantasioso Vittorini, il silenzioso e appartato Calvino, Norberto Bobbio e Massimo Mila, placido bastian contrario. E poi Natalia Ginzburg, Primo Levi chimico timido, l’ingegner Gadda, Carlo Levi, Sciascia, Elsa Morante, Volponi, Pasolini. Insieme a loro molti degli scrittori che hanno fatto grande il Novecento italiano, numi tutelari come Contini, redattori e semplici comparse, ospiti e ‟compagni di strada”: Bruno Munari, Fellini, Marcuse, il giovane Tiziano Terzani inviato nella Cina di Mao… Fino a Philip Roth che ci introduce all’ultimo mistero doloroso, quello di Primo Levi, in cui si rinnova ciclicamente un altro dramma, quello di Cesare Pavese, un nodo (un segreto) che nessuno osa affrontare.

Tra madri e figlie. Intervista a Jonathan Coe

Tra madri e figlie. Intervista a Jonathan Coe

Il nome Jonathan Coe sulla copertina di un libro evoca brillanti commedie sociopolitiche, ambientate nell’Inghilterra di ieri ed oggi, dalla Thatcher a Blair, in cui ogni europeo trai venti e i cinquant’anni non ha difficoltà a identificarsi. Ma il suo nuovo romanzo, La pioggia prima che cada è un completo cambio di stagione: una storia di madri e figlie, al cui centro c’è una bambina cieca che bisogna ritrovare per consegnarle un’eredità. ‟In questo libro c’è una parte importante della mia infanzia. Da bambino passavo le estati nello Shropshire, una campagna selvaggia nel mezzo dell’Inghilterra, dove vivevano i miei nonni e una prozia. La fattoria della prozia, che mi appariva incredibilmente misteriosa, è la Warden Farm di La pioggia prima che cada. Ma la parte strettamente autobiografica finisce lì.”