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Gli “uomini in grigio” siamo noi - Scegliere in tempo di guerra
Leggi, interagisci e pensa!

"E basta un nulla, un passo falso, un impennamento dell'anima e ci si trova dall'altra parte."
[Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, 1947]


C'è una domanda che non mi dà pace anni, da quando mi occupo di storia. Forse, anzi, è la principale ragione per la quale ho iniziato a interessarmi nel nostro passato.
È un dubbio che mi trascina nel tempo di guerra. Se un giorno, un ipotetico domani, nel luogo in cui vivo si desse la caccia a una “categoria” di esseri umani, e una notte silenziosa come questa in cui scrivo una persona – o una famiglia – finita nelle maglie delle persecuzioni bussasse alla mia porta, avrei il coraggio di aprire? Saprei valutare ogni possibile conseguenza della mia scelta, saprei farlo in un attimo? E se avessi il coraggio di dire: “Entra, entrate,” avrei la perseveranza necessaria per rinnovarlo?
Quando penso alla seconda guerra mondiale e al dopoguerra in cui si intrecciarono giustizia e vendetta, so di non sapere come mi sarei comportato io. Ed è anche per questa ragione che ho scritto
Uomini in grigio, dopo essere stato inseguito per anni da dilemmi ineludibili. In fondo, la storia è fatta di un numero infinito di bivi che ciascuno di noi si trova a dovere affrontare. A volte la posta in gioco è semplicemente la direzione che sta prendendo la propria quotidianità. Ma, in tempo di guerra, non di rado è la vita. La tua oppure – e può essere ancora più drammatico – quella altrui. Di un amico, di un conoscente, di qualcuno di passaggio.
Da bambino giocavo (come tanti altri della mia generazione) ai
libro-game, un format ludico-narrativo che sulla carta ebbe una vita breve e intensa, e che invitava il lettore a diventare personaggio, scegliendo via via la strada da percorrere. Sulla base di prove, suggestioni, indizi a volte ingannevoli, convinzioni più o meno motivate che ci si faceva addentrandosi nella storia. E allora ho voluto proporre qui un abbozzo di esperimento, in parte ispirato a quel piccolo lettore vorace di esperienza e di scelte che sono stato tanti anni fa.
In questo caso, però, gli ingredienti che troverete sono tutti reali: questi personaggi, questi luoghi e queste situazioni si possono ritrovare in
Uomini in grigio, almeno in parte. Qui li ho impastati tra loro di modo che non rovinino la lettura del libro – niente spoiling, insomma  – ma allo stesso tempo che propongano a tutti una serie di attori non illustri della nostra storia recente e di “scene” nelle quali siamo tutti invitati a immedesimarci. Perché il tempo della guerra in casa fu un tempo di scelte radicali e la sua memoria ancora sanguina, ed è vero che il 25 aprile ricorda la lotta per la libertà, ma è innegabile che quello che venne prima e quello che successe dopo trascinano fino a oggi un portato di dilemmi che non smettono di interrogarci.
Cosa avrebbe fatto, ciascuno di noi? Che ruolo avrebbe scelto? E come avrebbe convissuto con le proprie scelte?
Il vostro Carlo Greppi

LEGGI E SCEGLI IL TUO PERCORSO

Un brigadiere | Un emigrato | B, il giovane antifascista | La figlia

1. Un brigadiere

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Al tempo dell'occupazione nazista non eri uno che dava ordini: li eseguivi. Avevi una certa età, e avevi cercato di imboscarti, prima di finire nelle fila dell'Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana – invitato, forse costretto. Ora, nell'immediato dopoguerra, gli ex partigiani della Polizia del popolo imperversano per la tua città, arrestando chi ha fatto parte delle milizie di Salò per processarlo per collaborazionismo. Tu sei abbastanza tranquillo: eri riuscito a ottenere un ruolo marginale, e per questo sei riuscito a non uccidere, mai. Eppure hai arrestato della gente, come buona parte dei tuoi ex colleghi, e alcuni degli arrestati sono finiti al muro o nei campi di concentramento e di sterminio oltre le Alpi. Parallelamente, però, hai dato una mano a diversi tuoi conoscenti, partigiani ed ebrei, che si sono salvati. Ma non sei sicuro che testimonierebbero in tuo favore. Tu non conti niente: perché dovrebbero esporsi?

Cosa fai?

1a) Nel dubbio, scappi verso nord: le probabilità che passate le Alpi ti catturino sono basse, dal momento che l'Europa è in subbuglio e si sta trasformando in un gigantesco campo profughi. Scegli questa opzione e continua >

1b) Vai a consegnarti: intendi dire che non hai mai ucciso nessuno e che non ti sei mai macchiato di crimini efferati. Credi nella giustizia. Scegli questa opzione e continua >

1c) Stai in casa perché non hai niente da nascondere. Non più di decine di migliaia di altre persone, almeno.  Scegli questa opzione e continua >


 2. Un emigrato

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Sei nato in Italia, ma vivi in Francia da anni. Hai un lavoro stabile, la famiglia ti rende felice. L'occupazione nazista ti sorprende: in pochi giorni i tedeschi prendono il controllo della zona in cui vivi, ma dopo qualche momento di incertezza ricomincia una nuova normalità, e tu ritrovi lavoro proprio quando il cibo incomincia a scarseggiare. È vero: hai qualcosa da nascondere. Ma potrebbero anche non scoprirlo mai.
In famiglia c'è tensione: alcuni pensano che sia meglio stare fermi, altri insistono perché si debba scappare al di là dell'Atlantico, per esempio in Bolivia, anche se il viaggio potrebbe essere pericoloso, e soprattutto dovreste vendere tutto per permettervelo, e crollereste nell'indigenza. E se poi succedesse qualcosa sulla strada verso l'oceano o nel lungo viaggio in mare? Se sulla strada per la costa meridionale della Francia vi capitasse di perdere tutto?
Tu invece, stai pensando di passare le Alpi e tornare in Italia. È molto meno dispendioso e lì c'è una parte della tua famiglia. E, in fondo, anche se è un paese governato dai fascisti, non hai mai sentito voci di atrocità paragonabili a quelle dei loro alleati nazisti.

Cosa fai?

2a) Resti in Francia: il lavoro è sicuro. Hai una casa e una buona rete di contatti, la paga è buona. Cosa ti può succedere? Scegli questa opzione e continua >

2b) Provi la via dell'esilio oltreoceano. Vendi tutto quello che hai, e sali su un treno diretto verso il sud della Francia, insieme a centinaia di altre persone con i loro fagotti. Scegli questa opzione e continua >

2c) Passi le Alpi e torni in Italia. Meglio avere pochi contatti, ma fidati. Ti segni su un'agenda indirizzi e numeri di telefono, con la certezza che te la caverai. Scegli questa opzione e continua >



 3. B, il giovane antifascista

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Hai meno di trent'anni, nella vita vuoi fare il giornalista e hai cominciato dando una mano ai tuoi amici antifascisti in clandestinità. Nel tuo mezzanino sono nascosti volantini di “Giustizia e Libertà”, fascicoletti di “Voci d'officina” e “Il grido di Spartaco”, foglio comunista. Tu li distribuisci da una parte all'altra da mesi. Sei costretto ad avere un documento falso perché c'è in atto la caccia all'ebreo, e il tuo cognome ti incastrerebbe subito.
A un certo punto due uomini entrano nel tuo studio: sono militi della Guardia nazionale repubblicana, fascisti di Salò. Se scoprissero i fogli antifascisti rischieresti sicuramente la galera, forse qualcosa di più. Ma è anche vero che la guerra sta per finire. Se scoprissero la tua vera identità, sarebbe probabilmente la fine.

Cosa fai?

3a) Non fai una piega, e porgi loro il tuo documento falso. Scegli questa opzione e continua >

3b) Confessi subito di avere del materiale nascosto, e ti proponi per collaborare. Scegli questa opzione e continua >

3c) Approfitti di un momento di distrazione e ti precipiti giù per le scale. Scegli questa opzione e continua >



 4. La figlia

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In tempo di guerra, tuo padre lavorava all'Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana. Era un uomo della Repubblica sociale italiana, è vero, ma era un bravo papà. Amava molto i suoi cani, per esempio, e quando tu eri in collegio insisteva perché tu imparassi bene la geografia e la storia, che è maestra di vita. Nel dopoguerra, tu non hai più pensato a quello che gli è successo. Finché un giorno – oramai sei una signora di una certa età – non ricevi una lettera. È un archivista di un Istituto storico della Resistenza che ti scrive. È gentile, molto. E ti chiede se dai la tua disponibilità per un'intervista, per raccontare la storia di tuo padre. Al di là del fatto che sai poco o niente di quegli anni, da un lato sei spinta dal bisogno di sapere, dall'altro, però, hai paura che ti raccontino cose che non vuoi sentire. Poi, temi che ci sia altra gente, oltre a te e all'archivista gentile.

Cosa fai?

4a) Scrivi una lettera in cui racconti la storia di tuo padre per come te la ricordi, ma dici che non hai intenzione di fare l'intervista. Scegli questa opzione e continua >

4b) Accetti l'intervista, perché sai che nessuno può conoscere tuo padre meglio di te. Scegli questa opzione e continua >

4c) Rispondi in maniera secca e decisa, dicendo all'archivista che se è così interessato alla storia di tuo padre deve venire lui da te, nella città in cui vivi, in Germania. Scegli questa opzione e continua >
 

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