#2 - Fieri della Resistenza perché... perché è un miracolo organizzativo
Oggi guardiamo ai 20 mesi della Resistenza a cose fatte. Siamo abituati a considerare il suo punto di arrivo, il momento in cui il movimento ha un’organizzazione ben definita; parliamo di Corpo Volontari della Libertà, pensiamo alla strutturazione delle formazioni partigiane in brigate, divisioni, zone operative. Si è portati involontariamente a guardare alla Resistenza come a un qualcosa di ordinato, quasi l’inevitabile adesione a una regola già definita in partenza, un percorso già scritto. Quasi che dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 ci fosse una linea retta.
Con questa prospettiva, però, tendiamo a dimenticarci che quei 20 mesi sono stati maledettamente lunghi, che la Resistenza è stata un processo complesso, talvolta tortuoso, che ha conosciuto trionfi e sconfitte, progressi e ritirate.
Dapprima ci fu uno slancio prevalentemente spontaneo: le reclute partigiane andavano in montagna qualche volta per un moto dell’anima, altre spinte dal bisogno di sottrarsi ai bandi di reclutamento dei fascisti o alle razzìe di uomini dei tedeschi, sempre però impreparate alle prove che le attendevano. Per evitare che si disperdessero o rinunciassero bisognava creare collegamenti tra quei primi gruppi sparsi e sparuti; armare i nuovi arrivati, istruirli; impiantare magazzini; trovare armi ed equipaggiamenti, cibo e vestiario fu un’impresa titanica. E dopo ogni rastrellamento, quando si affrontava il nemico e si era costretti a spostarsi in piccoli gruppi, magari per chilometri e chilometri da una valle all’altra, bisognava ricominciare tutto da capo.
Così, dopo la spontaneità delle scelte iniziali, i partigiani seppero darsi un’organizzazione solida e credibile. Oggi, nonostante l’incertezza che circonda le cifre sugli effettivi di un esercito fortemente dinamico e irregolare come quello partigiano, i numeri ci dicono che le file della Resistenza continuarono ad ingrossarsi: erano 9-10.000 i combattenti nel dicembre 1943, 20-30.000 nel febbraio-marzo 1944, 70-80 mila nell’estate del 1944, 120-130.000 nei giorni immediatamente precedenti alla Liberazione, 250 mila all’indomani del 25 aprile 1945.
Man mano che la Resistenza diventava più matura andò avanti anche il processo di unificazione tra le varie formazioni confluite tutte insieme, il 9 giugno 1944, nel Corpo Volontari della Libertà, l’organismo garante dell’unità della lotta; furono allora varate grandi unità partigiane pronte per azioni su vasta scala e le prime bande si trasformarono in brigate e in divisioni accarezzando il progetto ambizioso di impegnare l’esercito nemico in tutte le retrovie del suo fronte, dalle estreme propaggini della Valle padana fino alla Liguria. Dotarsi della struttura che oggi conosciamo (distaccamenti, brigate, divisioni, raggruppamenti) fu un vero e proprio miracolo organizzativo, costruito con pazienza e tenacia, in una situazione incredibilmente difficile.