Amos Oz: Quelle cose che tutti sanno

17 Luglio 2002
Riassunto in poche parole, i pazienti (così io considero entrambi, israeliani e palestinesi) sono riluttanti ma pronti per il tavolo operatorio, mentre i dottori (Sharon e Arafat) si dimostrano inguaribili codardi. Israeliani e palestinesi dovrebbero compiere uno sforzo ulteriore per negoziare un accordo che li impegni contemporaneamente a passi concreti: la rimozione di alcuni insediamenti ebraici in cambio dello smantellamento di una tra le organizzazioni terroristiche. Il piano dovrebbe funzionare in modo progressivo. E condurre in un secondo tempo a cancellare altre colonie e un nuovo gruppo fondamentalista.
Se ciò non dovesse funzionare dovremmo allora trasferire il conflitto «a un livello più alto», che significa il negoziato tra Israele e la Lega Araba (quando ero all'asilo e non riuscivo a risolvere i miei litigi con un compagno mi rivolgevo alla sorella più grande, o ai suoi genitori).
Forse non dovremmo iniziare le trattative sulla questione delle colonie ebraiche o dei confini, tantomeno dovremmo affrontare il nodo di Gerusalemme e dei Luoghi Santi; piuttosto sarebbe meglio parlare del futuro dei profughi palestinesi che da oltre cinquant’anni marciscono in campi di raccolta tra rabbia, povertà e risentimento. Questa gente non dovrebbe venire a vivere in Israele, se ciò avvenisse ci sarebbero due Stati palestinesi e neppure uno per gli ebrei. Ma ognuno di questi profughi necessita di una casa, un lavoro e una cittadinanza dello Stato palestinese. Ciò significa creare alcune centinaia di migliaia tra abitazioni e posti di lavoro. Questa è la dimensione più urgente del conflitto, poiché tutta questa gente soffre quotidianamente in condizioni disumane. La loro disperazione è la prima causa dei problemi correlati alla sicurezza in Israele. Sino a quando i profughi non avranno speranza, Israele non avrà sicurezza.
Lo sforzo per risolvere i problemi dei profughi in Palestina, non in Israele, può davvero essere collettivo. L'Europa potrebbe giocare un ruolo maggiore, assieme agli Stati Uniti, con le nazioni arabe più ricche e Israele, che dovrebbe contribuire ignorando la vecchia polemica su quale parte ricada la responsabilità storica per le tragedie dei profughi. I Luoghi Santi possono attendere, i profughi no.

Amos Oz

Amos Oz (1939-2018), scrittore israeliano, tra le voci più importanti della letteratura mondiale, ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini e ha insegnato Letteratura all’Università Ben Gurion del Negev. …