Giorgio Bocca: Riotta, il Tg1 e tanti bei panini

05 Ottobre 2006
La prima esternazione del collega Riotta nominato direttore del Tg1 è stata: "Vent'anni fa non era possibile prevederlo. I posteri diranno se è stato un bene o un male". Quali posteri dovrebbero dare l'ardua sentenza sul fatto che un giornalista ha accettato, come sommo riconoscimento, di andare a fare il passacarte nella più nota gazzetta ufficiale della partitocrazia non lo sappiamo.
Che cosa è il telegiornale uno della Rai? È un telegiornale di regime da cui se ne è appena andato uno dei più noti e ferrei sederi di pietra del regime, Clemente Mimun, specialista nel ‟panino televisivo”.
In cosa consiste il panino del Tg1? Ce lo spiega Francesco Pionati su ‟Repubblica”. Il panino è il pastone, diciamo il polpettone della informazione come la intendono i nostri politici; una galleria di mezzi busti marmorei dei signori dei partiti e dei ministeri, sempre laudativa e, soprattutto, priva di notizie.
Qualsiasi fatto scandaloso della Repubblica, dal caso Parmalat a quello di Telecom, viene subito avvolto in commenti e interviste incomprensibili da cui si capisce soltanto che ancora una volta i ‟poteri forti” hanno compiuto malversazioni colossali senza che gli organi di controllo li abbiano fermati e nella certezza che nel peggiore dei casi finiranno in villa per trascorrervi gli arresti domiciliari.
Tutti i politici in servizio, a partire da Fausto Bertinotti, augurano a Gianni Riotta di abolire il panino. Ma come se è il loro cibo preferito e insostituibile come ben sa Bertinotti infaticabile frequentatore di sale televisive?
Racconta Francesco Pionati che di panini televisivi se ne intende: "Devi misurare le presenze con il bilancino. Dai un minuto a Pecoraro Scanio e devi darne uno a Diliberto. I partiti decidono loro, ti mandano chi vogliono. L'idea del panino è stata di Clemente Mimun durante il primo governo Berlusconi.
La prima fetta di pane spetta al governo, in mezzo ci metti la fettina di mortadella dell'opposizione che protesti, attacchi, contesti tanto; poi, puntualmente, arriva la seconda fetta di pane riservata alla maggioranza di governo. Se alla opposizione c'è Silvio Berlusconi e non la sinistra, allora l'ultima fetta è immancabilmente sua. Se è alla opposizione si invertono le parti. Con Berlusconi al governo l'ordine delle opinioni era tassativo e neanche per sbaglio l'ultima parola poteva toccare a un ‟comunista”.
Se per caso una dichiarazione governativa arrivava alla fine del telegiornale, la si incollava in chiusura, facendola leggere in diretta ai conduttori. Ai rappresentanti dell'opposizione di solito si riservava la carrellata delle mini-interviste in cui passano di corsa come i bersaglieri tutti i partiti senza neppure dargli il tempo di finire la frase. Il panino è sacro per i politici. Togliglielo e casca il mondo. "La rivoluzione fanno", dice Pionati, "la rivoluzione. Toglilo e vedrai quel che succede. L'uomo politico aspetta le otto di sera e se non appare, ogni sera, sempre è la rivoluzione".
Riotta ce la farà a toglierlo? Gli esperti sono pessimisti. Ci provò solo Enzo Biagi e lo giubilarono immediatamente. I politici si giustificano con l'audience: il Tg1, dicono, è il telegiornale più seguito dagli italiani. È vero, ma questo la dice lunga sulla venerazione di fondo che noi abbiamo per il potere, sia quello economico sia il politico.
L'ultima parola in politica ce l'ha il telegiornale di governo come in economia la onnipotente pubblicità. Abbinati sono uno sfracello. Chi te lo ha fatto fare, caro Riotta?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …