Gesù figlio dell'uomo

di Kahlil Gibran

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“Gesù vuole che tu sia tessitore, anche se dovrai trascorrere anni tra tela e telaio”

Pubblicato cinque anni dopo Il Profeta, nel 1928, Gesù figlio dell’uomo è un ritratto composito della figura di Cristo. Prendono la parola, in diversi monologhi, alcuni dei personaggi chiave del Vangelo, come Maria, Giovanni il Battista, Pietro, Ponzio Pilato, Giuda, e una serie di altre figure create da Gibran, come il logico Elmadan, il farmacista greco Filemone, Melachi l’astronomo... Ma tutti, discepoli o amici e nemici, parlano di Gesù a partire da loro stessi: l’oratore vede in lui la perfezione dell’oratoria, il medico il miglior medico, il poeta lo interpreta come il poeta supremo. L’ultimo a parlare è un uomo del Ventesimo secolo, che la critica identifica con lo stesso Gibran. Gesù, per Gibran, è soprattutto figlio dell’uomo e rappresenta il compimento e la realizzazione di ogni singolo uomo: la libertà, la pienezza, la passione dell’essere. Il rapporto tra Il Profeta e Gesù figlio dell’uomo appare così strettissimo: nello stile solenne e metaforico, mutuato dalle Sacre Scritture, nel messaggio spirituale e persino nelle illustrazioni che accompagnano i due testi. Dall’amatissimo autore del Profeta, una lettura ispirata di Gesù, riletto come vivente metafora dell’uomo contemporaneo.

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Kahlil Gibran

Kahlil Gibran, saggista, narratore, poeta mistico e artista, nasce a Bisherri, in Libano, nel 1883, figlio di cristiani maroniti. Vive con madre e fratelli a Boston tra il 1894 e …

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