Labilità

di Domenico Starnone

Uno scrittore maturo sta avviando la stesura del suo nuovo romanzo. È incerto, insicuro dei propri mezzi. Lo diventa ancora di più quando incontra Gamurra, un ambizioso giovanotto che gli affida la sua opera prima sperando di essere aiutato. Il piccolo mondo della letteratura ronza, cincischia, spettegola: è un rumore di fondo che mal si concilia con il lavoro. Eppure è dentro quel mondo che Nicola Gamurra riappare ormai coronato dal successo, ed è in quel mondo che il protagonista corteggia, ricambiato, la ‟collega” Nadia Zanò, colta, inquieta, affascinante, tanto da far scricchiolare la lunga complicità coniugale che lo lega a Clara. La moglie avverte il malessere del marito e, in prossimità della sua partenza per gli Stati Uniti, cerca – lo ha sempre fatto – di difenderlo dalla fragilità del suo io, dalla violenza della immaginazione, dal desiderio di arrendersi al gioco della scrittura. Come da bambino il gioco dell'imperfetto (io ero, tu eri) lo trascinava lontano, morbosamente lontano, così ora il rischio di quel gioco ritorna, più forte, più drammatico. Solo, in un appartamento che si dilata ad amplificare suoni e segni, ad accogliere fantasmi del passato e bizzarri cortei di animali, lo scrittore cade in una sorta di trappola temporale. Il ritorno della madre e del padre – lei giovanissima, bella, dolente, lui vecchio o addirittura morto – dà l'avvio a una singolare, tesa convivenza. D'altro canto la madre è lì per rispondere a una domanda che ha a che fare proprio con il ‟male di scrivere”, con la labilità. La vita ‟vera” e la vita ‟finta” si allacciano, si slacciano, si combattono e, labili, si sfilacciano. Fino a che punto si può andare lontano senza cedere all'ovvietà della follia? Fino a che punto ‟tiene” il gioco dell'imperfetto?
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Domenico Starnone

Domenico Starnone (Napoli, 1943) ha fatto l’insegnante e il redattore delle pagine culturali del ‟Manifesto”. Oltre a opere narrative, ha scritto molti libri sulla vita scolastica (da cui sono stati …

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  • Marchio: Giangiacomo Feltrinelli
  • Data d’uscita: 18 Ottobre 2007
  • Collana: Universale Economica
  • Pagine: 301
  • Prezzo: 8,55 €
  • ISBN: 9788807819940
  • Genere: Tascabili
Non c’è Eden neppure in Basilicata. Intervista a Domenico Starnone

Non c’è Eden neppure in Basilicata. Intervista a Domenico Starnone

"Il napoletano è la mia lingua madre. Lì c'è la verità, nel bene e nel male. Le mie prime esperienze, le emozioni più segrete sono in questa lingua. L'oscenità dialettale per me ha funzione di sintesi. Ha il merito di andare alla radice del desiderio e della violenza, dell'allegria e del dramma. Ne faccio uso a tratti per segnalare che la lingua italiana è solo un coperchio messo su un lessico più vero. Quanto a Napoli è la mia città, una metropoli con tratti magnifici e tratti terribili. L'amo perchè ha segnato la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia giovinezza. Ma è un amore capriccioso. La sogno quando ne sono lontano, come una città leggendaria. La detesto appena mi avvicino".

Domenico Starnone presenta e legge Labilità

La presentazione di Labilità e la lettura di alcuni passi del libro. L’incontro si è svolto durante l’edizione 2005 della Fiera Internazionale del libro di Torino. La registrazione è stata effettuata il 7 maggio 2005.

Domenico Starnone: ‟Viviamo in un mondo labile di confini incerti”

‟Labilità”, senza l´apostrofo. Quel "guasto interiore" che produce l´ossessione di scrivere. Quel piano inclinato della coscienza su cui si scivola e ci si confonde: il tempo che è stato e quello che è adesso, la realtà e la finzione, la presenza e il ricordo. I fantasmi che crescono dentro e poi vivono fuori, l´immaginazione che ha il coraggio di arrivare fino in fondo: credere all´invenzione come sanno fare i bambini. "Io ero, tu eri". Robin Hood, un mohicano, l´imperatore. Uno scrittore, persino. ‟L´abilita”, con l´apostrofo. La capacità di stare con successo nel mondo. L´istinto che ti guida senza bisogno di fatica. La sventatezza, forse. L´arroganza che serve. La semplicità che deriva da anni di consapevolezza oppure quella del talento, di chi non fa fatica mai. "Bisogna essere molto abili per vivere in un mondo labile", sorride Domenico Starnone. Sciocchi? Presuntuosi come Gamurra, il giovane scrittore del suo nuovo libro? "Non è detto. Abili a volte si diventa: con gli anni. Col tempo che serve a ritrovare lo sguardo dell´infanzia. Io ero. Il tempo che serve a tornare a credere alla realtà che si è capaci di inventare". Starnone siede fra due gatte che sembrano nuvole - una bianca, una grigia - nel silenzio tiepido di uno studio ammobiliato di libri a cinquecento metri dai rumori della strada e a quattro anni dai clamori del successo di Via Gemito, con cui vinse il premio Strega. Il nuovo romanzo s´intitola Labilità. Parla, in superficie e insieme al resto, di uno scrittore che non sa più se è capace di scrivere.

Il racconto come forma di protezione. Intervista a Domenico Starnone

Domenico Starnone e la scrittura. Un'indagine attorno allo scrivere che non è un'attività, un'occupazione o un ‟lavoro”, e nemmeno un divertimento, ma una necessità assoluta, prima, insostituibile, una mania: la ragione stessa del vivere. In questa intervista rivela i ‟retroscena” della scrittura: la passione di raccontare, e quindi il desiderio di scrivere, da dove vengono. Infine, ciò che lo lega a Torino.