Enrico Donaggio presenta Una sobria inquietudine

Enrico Donaggio presenta Una sobria inquietudine

Wittgenstein ha detto che esistono pensatori che sono come delle vette e altri che sono invece simili ad altipiani. Löwith appartiene senz’altro a questa seconda categoria: studiandolo non ci si inerpica su cime tempestose, ma si vedono molte cose da una prospettiva meno estrema e unilaterale di quella che si gode da un picco solitario. Leggendo i suoi libri si entra in contatto con quanto di meglio la filosofia europea ha prodotto nei due secoli che ci siamo lasciati alle spalle. E non lo si fa nel modo solipsistico, spesso arrogante, di chi si ritiene il depositario esclusivo di pensieri elevatissimi o abissali. Si apprende piuttosto un’arte dei toni sommessi, un approccio mimetico che mira a restituire una polifonia di voci alle quali, in modo discreto quanto deciso, Löwith aggiunge la propria. Questa trama di confronti – con Hegel e Nietzsche, Marx e Weber, Heidegger e Schmitt – nasconde infatti nella sua filigrana una critica alle responsabilità politiche della filosofia e una critica integralmente filosofica della modernità occidentale. Un tentativo, se si vuole, di sopravvivere filosoficamente al Novecento.

Intervista a Maggiani: L’amore è attesa, è costruzione

Intervista a Maggiani: L’amore è attesa, è costruzione

È stata una vertigine di Maurizio Maggiani può fregiarsi del titolo di libro d'amore dell'anno. Vince infatti con la sua prosa esemplare, limpida, ardente l' edizione 2003 del premio letterario internazionale "Scrivere per amore" che il Club di Giulietta di Verona presieduto da Giulio Tamassia organizza per l'ottava volta in collaborazione con il Comune di Verona-assessorato alla cultura. Questo il verdetto della giuria dopo una coscienziosa lettura dei libri pervenuti. In gara, oltre a È stata una vertigine, Due paia di jeans di Franco Bignotto, L'altra sera di Enrico Palandri, 6 aprile '96 di Sveva Casati Modignani, Una lunga estate di Alain Elkaan, La città di Iram di Younis Tawfik, Nessun Dio a separarci di Pia Fontana, Diario di una blogger di Francesca Mazzucato, Io l'amavo di Anna Gavalda.
Il titolo del libro vincente non deve però trarre in inganno. Non si tratta di un appassionato romanzo narrante di una travolgente vicenda sentimentale, ma di un libro composto da 13 racconti il cui sottotitolo, come dice l'autore "avrebbe dovuto essere "Tredici pezzi d'amore"". Racconti mirabili, equilibratissimi, densi di un vissuto che ricopre molti anni di vita, dall'infanzia alla maturità, alla vecchiaia, quasi a ribadire che non esiste un tempo per il sentimento, per la passione, per l'eros, ma che tutta la nostra esistenza, per essere degnamente tale, deve essere sostenuta da una ossatura dai molteplici rami che si chiama semplicemente amore…

Lavorare meno sognare di più. Colloquio con Jean-Paul Fitoussi

Lavorare meno sognare di più. Colloquio con Jean-Paul Fitoussi

L'impresa dovrebbe sognare di diventare fabbrica della società. Un luogo dove ci si occupa non solo di profitto, ma dei salariati, del loro benessere, del territorio in cui si è inseriti e delle generazioni future. Nella catalogazione di Jean-Paul Fitoussi, economista, presidente dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche, imprese così orientate sono di "terzo tipo"; dopo la padronale e la fordista. La rivoluzione che lui auspica e teorizza l’ha spiegata a Ravello dove è stato relatore al seminario su "I sogni dell'impresa". Ha raccontato anche il paradosso per il quale il sogno dell'economia è quello di liberarsi dell'economia.

La metafora dell’amore in tempo di guerra. Intervista a Maggiani

La metafora dell’amore in tempo di guerra. Intervista a Maggiani

Probabilmente ha ragione Eugenio Serbeni a definirlo "il narratore più libero da condizionamenti". Nel suo nuovo romanzoÈ stata una vertigine Maurizio Maggiani prende infatti in contropiede il lettore, lo spiazza con una storia d’amore dallo stile rarefatto e distillato, un mosaico di tredici storie (che il numero abbia a che fare con la cabala?) irriducibili a un’unità organica. Nulla a che vedere con la struttura corposa e la trama proliferante dei precedenti romanzi Il coraggio del pettirosso e La regina disadorna (ma anche l’esordiale Màuri Màuri si muoveva in tutt’altra direzione). Qui Maggiani ha rimesso in gioco se stesso con l’imprevedibilità di un anarchico che si mette a parlare d’amore (non solo quello che lega un uomo a una donna) "in tempo di guerra", come suggerisce l’autore, tanto che "il libro avrebbe potuto sottotitolarsi L’amore in tempo di guerra".