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Intervista a David Lyon sulla privacy
La scorsa settimana la Camera dei Rappresentanti
di Washington ha approvato, a larga maggioranza, una proposta di legge del
governo che prevede la nascita di un Ministero per la sicurezza interna con
poteri di raccolta e di controllo su tutte le informazioni relative alla vita
privata dei cittadini americani. Se anche il Senato voterà a favore della
legge, tra pochi mesi negli Usa verrà creata una gigantesca banca dati in grado
di fornire quasi in tempo reale a polizia e servizi segreti notizie su quanto
avviene attraverso la rete di Internet, monitorando gli scambi di posta
elettronica, gli acquisti con carte di credito e persino i siti web visitati.
"Si tratta di una misura indispensabile per combattere in maniera efficace
il terrorismo", ha spiegato l'ammiraglio John Poindexeter, responsabile del
progetto. "Questa legge costituisce un'inaccettabile violazione del nostro
tradizionale sistema di tutela delle libertà civili e del diritto alla
privacy", ha ribattuto il politologo conservatore William Safire in un
articolo apparso sul "New York Times".
Le obiezioni di Safire sono condivise da David Lyon, studioso canadese di
sociologia di cui la Feltrinelli ha pubblicato La società sorvegliata,
un’accurata analisi degli effetti prodotti sulla vita quotidiana dalla
massiccia diffusione delle tecnologie elettroniche accompagnata da un saggio
introduttivo di Stefano Rodotà. "La legge votata dal Parlamento americano
mi sembra pericolosa perché autorizza il trattamento di dati personali senza il
filtro di un esame da parte della magistratura", sostiene Lyon. La
crescente complessità delle pratiche di sorveglianza nell’intero Occidente,
aggiunge, "non è comunque l’effetto di una pericolosa e perversa
tendenza antidemocratica, ma rappresenta la conseguenza più evidente del modo
in cui noi, oggi, organizziamo i nostri rapporti economici o sociali,
utilizzando i computer per garantirci risultati in termini di efficienza e
velocità inimmaginabili sino a pochi anni fa".
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