Torna a casa Metz. Intervista a Claudio Piersanti

Torna a casa Metz. Intervista a Claudio Piersanti

Il protagonista del nuovo romanzo di Claudio Persanti, Il ritorno a casa di Enrico Metz è un avvocato di mezza età che ha amministrato società importanti. Sfiorato da uno scandalo finanziario, lascia Milano e torna a vivere nella sua città natale. Qui, tra le brume di un borgo padano mai nominato scopre che allontanarsi dal proprio passato è più difficile di quel che pensasse. Ma Metz non cede e scivola in un'esistenza sempre piu ritirata. Un'apparente sconfitta delle ambizioni che è insieme riscoperta degli affetti e lento avvicinarsi alla morte.

Distaccarsi dalla vita e averne una seconda. Intervista a Claudio Piersanti

Distaccarsi dalla vita e averne una seconda. Intervista a Claudio Piersanti

‟Quando lavoravo nelle industrie, in ruoli molto meno importanti di quelli che descrivo nel libro, ho chiesto a diversi industriali: sarebbe possibile, per un uomo di talento, iniziare e sviluppare un grande progetto industriale senza appartenere organicamente in qualche modo al sistema politico-economico dominante (partiti e banche)? L'esempio più banale è il famoso garage in cui due ragazzini hanno fondato la Microsoft. Mi hanno risposto tutti senza esitare: no, non sarebbe assolutamente possibile. L'invasività dei partiti rappresenta il nostro limite maggiore: anziche stimolare talenti li schiaccia, li uniforma, li umilia. Quanti sono stati i veri industriali italiani del dopoguerra? Quattro, cinque, non di più. L'individuo, con i suoi diritti e la sua libertà di agire nel mondo, è il grande assente della nostra cultura.”

I manifesti del Nullismo e del Pigrismo

I manifesti del Nullismo e del Pigrismo

Paolo Nori legge in video i manifesti del Nullismo e del Pigrismo tratti da Pancetta: due ragazzi di provincia arrivano a Pietroburgo nel 1912 e vogliono diventare poeti. Tira aria di futurismo e di rivoluzione.

Chlébnikov, il futurista che misurava il tempo. Paolo Nori parla di Pancetta.

Chlébnikov, il futurista che misurava il tempo. Paolo Nori parla di Pancetta.

Pancetta di Paolo Nori, autore assieme a Marco Raffaini di una singolare Storia della Russia e dell'Italia, e d'altro ancora (tra tutti Diavoli e Gli scarti), è un libro su un poeta russo dimenticato e sulla straordinaria stagione di fermenti letterari che visse la Russia del primo ventennio del Novecento. Velimir Chlébnikov, matematico e letterato, fu il primo a pubblicare nel 1909 un almanacco futurista e a continuare a coltivare, anche quando il rivale Majakovskij divenne la stella del futurismo europeo, l'idea di una poesia nuova, in grado di fare quella rivoluzione che non tardò a realizzarsi per altre vie. Una poesia che si adagiasse su una quarta dimensione dello spirito, simile in tutto a quella quarta dimensione dello spazio che secondo Chlébnikov era il tempo, una poesia "transmentale" che riformulasse, azzerandoli, suoni e linguaggi offesi dall'uso. l'utopia Chlébnikoviana di una lingua universale destrutturata, una sorta di esperanto dalla sonorità simbolica (indicata da Emil'evic Mandel'stam, uno dei più grandi poeti russi del Novecento, come un' autentica vulgata, uno spettacolo grandioso e istruttivo), s'invera in una vita anch'essa segnatamente utopica. Nel senso che il nomadismo libertario del poeta lo allontana da ogni dove, per collocarlo nell'infanzia in un campo di nomadi buddisti nella regione di Astrachan, poi in una stanza nuda e sciatta a Mosca e in un ospedale psichiatrico e in una prigione di guerra e quindi in un'erranza vagabonda, sino all'ultima brevissima sosta in un non-luogo, l'oscuro villaggio di Santalovo, nella regione di Novgorod, dove si spegne nel 1922, a soli trentasei anni. Aveva atteso invano, insieme al suo amico Roman Jakobson, che le sue opere venissero pubblicate. la materia difficile che Nori sceglie di raccontare, "perché un futurismo senza Chlébnikov è come un bolscevismo senza Lenin", è trattata gogolianamente attraverso lo voce narrante dei giovani poeti egofuturisti Sasˇa e Pasˇa, appena usciti da una prospettiva Nevskij a respirare aria e poesia e ai quali l'esecutore del libro presta ascolto.