Morten Ramsland presenta Testa di cane

Morten Ramsland presenta Testa di cane

‟Testa di cane è il nome della creatura immaginaria con cui la sorella maggiore di Asger, il narratore, terrorizza il fratellino. Il bambino crede che questo personaggio abiti sotto le scale che portano alla cantina nella casa dei suoi genitori. Ma all’età di undici anni per lui la creatura immaginaria si trasforma in una visione spaventosa strettamente legata alla convinzione di aver ucciso la zia ritardata. Narrando la storia della sua famiglia, Asger si confronta con il senso di colpa e di vergogna per l’‟omicidio”. Torna a casa per guardare negli occhi Testa di cane, perciò il romanzo ha questo titolo. Non stiamo parlando dunque del personaggio di una tela di Egon Olsen e non ci sono riferimenti all’insulto con cui spesso i bambini danesi si scherniscono tra loro.”

I manifesti del Nullismo e del Pigrismo

I manifesti del Nullismo e del Pigrismo

Paolo Nori legge in video i manifesti del Nullismo e del Pigrismo tratti da Pancetta: due ragazzi di provincia arrivano a Pietroburgo nel 1912 e vogliono diventare poeti. Tira aria di futurismo e di rivoluzione.

Chlébnikov, il futurista che misurava il tempo. Paolo Nori parla di Pancetta.

Chlébnikov, il futurista che misurava il tempo. Paolo Nori parla di Pancetta.

Pancetta di Paolo Nori, autore assieme a Marco Raffaini di una singolare Storia della Russia e dell'Italia, e d'altro ancora (tra tutti Diavoli e Gli scarti), è un libro su un poeta russo dimenticato e sulla straordinaria stagione di fermenti letterari che visse la Russia del primo ventennio del Novecento. Velimir Chlébnikov, matematico e letterato, fu il primo a pubblicare nel 1909 un almanacco futurista e a continuare a coltivare, anche quando il rivale Majakovskij divenne la stella del futurismo europeo, l'idea di una poesia nuova, in grado di fare quella rivoluzione che non tardò a realizzarsi per altre vie. Una poesia che si adagiasse su una quarta dimensione dello spirito, simile in tutto a quella quarta dimensione dello spazio che secondo Chlébnikov era il tempo, una poesia "transmentale" che riformulasse, azzerandoli, suoni e linguaggi offesi dall'uso. l'utopia Chlébnikoviana di una lingua universale destrutturata, una sorta di esperanto dalla sonorità simbolica (indicata da Emil'evic Mandel'stam, uno dei più grandi poeti russi del Novecento, come un' autentica vulgata, uno spettacolo grandioso e istruttivo), s'invera in una vita anch'essa segnatamente utopica. Nel senso che il nomadismo libertario del poeta lo allontana da ogni dove, per collocarlo nell'infanzia in un campo di nomadi buddisti nella regione di Astrachan, poi in una stanza nuda e sciatta a Mosca e in un ospedale psichiatrico e in una prigione di guerra e quindi in un'erranza vagabonda, sino all'ultima brevissima sosta in un non-luogo, l'oscuro villaggio di Santalovo, nella regione di Novgorod, dove si spegne nel 1922, a soli trentasei anni. Aveva atteso invano, insieme al suo amico Roman Jakobson, che le sue opere venissero pubblicate. la materia difficile che Nori sceglie di raccontare, "perché un futurismo senza Chlébnikov è come un bolscevismo senza Lenin", è trattata gogolianamente attraverso lo voce narrante dei giovani poeti egofuturisti Sasˇa e Pasˇa, appena usciti da una prospettiva Nevskij a respirare aria e poesia e ai quali l'esecutore del libro presta ascolto.

Silvia Di Natale presenta Vicolo verde

Silvia Di Natale presenta Vicolo verde

‟Mi protegge, il vicoletto, dai ricordi, senza sottrarmeli: sono tutti qui, ammucchiati dentro, non ne ho perduto nessuno.” L’eroica quotidianità di una donna che deve conciliare speranze e destino, sentimenti e aspirazioni, progetti e fantasmi del passato.