Giorgio Bocca: Se la caduta del Muro diventa una festa contro il 25 aprile

06 Agosto 2003
L´ultima è che la festa del 25 aprile ha fatto il suo tempo, festa faziosa anzi comunista. Meglio commemorare la caduta del Muro di Berlino, festa della libertà, secondo un progetto di legge presentato da Forza Italia. Pensavamo che la festa del 25 aprile fosse da festeggiare per la caduta del fascismo, per la fine dell´occupazione nazista, per il ritorno a una democrazia che riportava l´Italia fra i paesi civili, per qualcosa insomma che non ci era stato regalato ma per cui avevamo pagato. E al posto suo una svolta storica che è stata certamente una vittoria sull´autoritarismo di stampo sovietico ma anche la rivincita del capitalismo senza freni, anche la progressiva demolizione dello stato sociale, anche il dispiegarsi dell´impero americano che fa della forza militare il perno del nuovo ordine mondiale.
Questa novità della festa che unisce, sostitutiva della festa che divide, non è una novità, è l´idea base del berlusconismo e della democrazia autoritaria: noi rappresentiamo il Bene, chi non è d´accordo con noi rappresenta il Male, o si allinea o sparisce. Ma le cose non stanno esattamente così, la difesa della democrazia consiste proprio nel non allinearsi, nel non abituarsi alla nuova forma del potere, abitudine tipica del trasformismo italiano, nel non mentire agli altri e a se stessi.
Stiamo ai fatti: che cosa è nei fatti il revisionismo storico che piace ai cultori della storia "oggettiva" vale a dire di una storia che non c´è? Nei fatti consiste nella scoperta quasi quotidiana degli orrori e dei misfatti del comunismo italiano: Togliatti che ha fatto morire Gramsci in carcere, Silone spia dei fascisti, la Resistenza rossa come una sequela di eccidi. Ed è curioso che a questa campagna di diffamazione partecipino festosi ed alacri anche dirigenti dell´Istituto Gramsci, curioso ma non tanto dato il gusto corrente di certi ex comunisti di autoflagellarsi. Un po´ di revisionismo anticomunista e le porte dei grandi giornali indipendenti e "autorevoli" si aprono, i convegni si moltiplicano assieme alle collaborazioni. C´è chi non gradisce anzi detesta questo uso strumentale della storia? Si rassegni, il nuovo corso è questo. L´inganno, la protervia di questo invito all´embrassons nous nazionale poggiano su un altro punto fermo del berlusconismo: la menzogna, il presentare come faziosità politica altrui ciò che è semplicemente rispetto per la democrazia, per la verità. Quale politica abbiamo visto in questi due anni di governo di destra?
In modo chiaro una politica di favori ai ricchi e di finte promesse ai poveri. Con la giustificazione del liberismo radicale che la maggior ricchezza dei ricchi ricade a pioggia sui poveri, cosa non dimostrata in nessuna parte del mondo. Ma il fatto inaccettabile è che questa politica copre un uso del potere che politica non è, ma manomissione e distruzione dello Stato. Su questo la richiesta di una concordia nazionale non è presentabile prima che accettabile, con tutti i voti di maggioranza di cui Berlusconi si serve non è accettabile che il legislativo si occupi principalmente, costantemente degli interessi personali del suo leader, della sua impunità, dell´elusione del suo conflitto di interessi.
Il Cavaliere, vorrebbe l´unanimità dei favori, lo confessa in quel misto di ingenuità e di impudenza che gli è proprio: "Il mio collaboratore Bonaiuti ha l´ordine di presentarmi solo i ritagli di stampa che mi fanno piacere non quelli che mi addolorano". Un passo indietro anche rispetto a Mussolini che i giornali li leggeva tutti segnandoli a matita rossa o blu. L´unanimità nazionale evocata, auspicata ogni giorno non solo dai fedelissimi del Cavaliere ma anche da sedicenti liberali, non è possibile per ragioni di civiltà prima che di politica. L´esortazione del procuratore Borrelli a resistere, resistere, resistere non va intesa solo come difesa delle istituzioni e delle leggi, ma anche del costume, della cultura, della lingua, della buona educazione, ma anche e soprattutto da uno spoil system che sta riempiendo le televisioni, i giornali, gli uffici di un personale mediocre, animato da spirito di rivincita. La riforma Gasparri non solo aiuta i buoni affari del presidente ma mette ai posti di comando una generazione di portaborse. E i risultati si vedono. Il nostro rifiuto dell´unanimismo non è un rifiuto della politica, ma della volgare messinscena che la destra e il suo leader credono sia politica: ultima trovata la ricerca nella verde Umbria di un Camp David, buen retiro di un finto potente per i suoi incontri con i potenti del mondo. E il semestre europeo già si annuncia come il tempo delle firme storiche, delle memorie sui colli fatali e della cartapesta che nasconde miserie e menzogne. Il Cavaliere è in vacanza in Sardegna: si è portato dietro centocinquanta dossier sui problemi europei che rapidamente risolverà. Lui lavora, i "ragazzi" della sua compagnia si divertono a metterlo nei guai, quei discoli.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …