Giovanni Mariotti: In campagna è un'altra cosa

07 Settembre 2004
Non so di cosa parlassero i libri di lettura per le scuole urbane. Di piazze e di strade, immagino. Di tram. Di biciclette. Ma il mio era un "Libro di lettura per le scuole rurali" e dunque parlava di buoi, greggi, piccole chiese, rintocchi di campane portati dal vento. Qualche anno più tardi la distinzione cadde in disuso: ormai in campagna e in città si leggevano gli stessi libri, si seguivano gli stessi programmi. Fu una trasformazione quasi inavvertita. Il nostro maestro era un prete. Di lui si raccontava che, sacerdote da pochi giorni, avesse confessato una donna e che quella confessione l'avesse traumatizzato a tal punto da indurlo a chiedere di essere esentato dalla cura d'anime. Non era diventato parroco, ma maestro di scuola. Un buon maestro, anche se, col tempo, il suo furore pedagogico era andato scemando: da giovane era stato un vigoroso bacchettatore di bambini, ora non bacchettava quasi più e la gente del paese ne deplorava la scarsa severità. Quando la classe era irrequieta, saliva sulla cattedra e gridava: "Il giunco dorme ma, se fate chiasso, il giunco si sveglia!". Allora tutti guardavamo verso la mensola della finestra, su cui era poggiata una flessibile bacchetta di giunco. Era come un serpente in mezzo all'erba, che non bisognava stuzzicare. Di solito quella minaccia animistica otteneva il risultato voluto. Solo due o tre volte il giunco si svegliò e si abbatté sibilando sulle palme delle nostre mani. Per il resto del tempo dormiva. Dormì per mesi, per anni, e il suo sopore era simile al nostro - al sopore di quella piccola "scuola rurale" che senza saperlo viveva le sue ultime stagioni.

Giovanni Mariotti

Giovanni Mariotti, versiliese collabora al Corriere della Sera.