Giorgio Bocca: Strage di Novara. La società delle armi

29 Giugno 2005
Su Angelo Sacco, l´uomo che ha fatto strage per paura di uno sfratto, si può fare solo un discorso di pietà. Essere disperato in una notte torrida della risaia novarese è il comprensibile effetto di una follia a cui apparteniamo, a cui non sappiamo trovare rimedio, a cui siamo scampati casualmente. Possiamo dire soltanto che siamo di fronte a una forma insolita in Italia: questa sembra una tragedia americana, compiuta con armi da guerra, con una strage degli innocenti.
Quasi una chiamata di correo di quanti non ti hanno capito, una punizione di quanti non ti hanno aiutato, di quanti ora davanti alla televisione recitano le loro pietose menzogne.
Ed è l´ora dei sociologi, dei criminologi, degli psichiatri, degli esperti che l´informazione chiama ritualmente a spiegare l´inspiegabile.
La paura dello sfratto, si diceva. Il ministero dell´ Interno ha pubblicato nell´occasione uno studio che ha tutta l´aria di mettere le mani avanti sul tema dei moventi. Le richieste di sfratti sono in aumento, nel solo primo semestre del 2004 se ne è data esecuzione a 24.000 di cui 11.000 dagli ufficiali giudiziari, come doveva avvenire nel caso di Angelo Sacco. Il problema della casa tocca tutti, giovani come anziani, soprattutto i quasi tre milioni di anziani che vivono soli. Il sociologo Sabino Acquaviva spiega la pazzia ‟da tradimento sociale” di Angelo Sacco: Tutti abbiamo bisogno di una casa, di un habitat. Quando esso è minacciato alcuni si sentono traditi e se hanno già problemi patologici reagiscono con atti folli, anche uccidendo persone, la follia si scatena quando coincide con il ‘tradimento’. Il sociologo Ferrarotti tocca il tema delle armi facili: ‟Non è la prima volta che soggetti particolarmente irascibili o psicolabili – dice – si trovano a rispondere di armi micidiali”. E qui si arriva all´aspetto americano della tragedia di Novara: la contraddizione del neopopulismo che rivendica il diritto alla difesa, il diritto di farsi giustizia da soli e le conseguenti stragi degli innocenti. Una sorta di via libera all´irrazionale. Nella tragedia di Novara la casualità e le colpe di mancata cautela si intrecciano. L´allarme dello psicolabile Sacco è arrivato casualmente. Una settimana fa un geometra incaricato dal tribunale di fare una perizia nel piano sottostante l´abitazione del Sacco, dove viveva sua madre, aveva trovato la porta sbarrata e aveva spedito una raccomandata in cui spiegava che sarebbe ripassato. Il Sacco aveva ricevuto e aperto la raccomandata e pensato che venivano per sfrattarlo. Lui era pronto a riceverli, le armi non gli mancavano, ne sono state trovate dai carabinieri una trentina, fucili da caccia, carabine, pistole. Fra le armi era vissuto, le armi erano i suoi svaghi, è stato presidente della sezione locale della Federcaccia, ha frequentato i poligoni di tiro al piattello che è uno sport olimpico. I mezzi che la società moderna offre ai matti sono abbondanti e rispettabili. Fare strage oggi è facilissimo, risolvere una propria angoscia uccidendo il prossimo è alla portata di molti.
Era molto più difficile in passato quando le arti marziali erano meno coltivate. Nelle colline delle Langhe i contadini stanchi di vivere, ammalati di depressione, che allora non si sapeva bene che cosa fosse, di notte per non disturbare i parenti andavano al pozzo e si buttavano dentro a testa in giù, una morte terribile a cranio spaccato in pochi centimetri d´acqua. Altri davano fuoco alla cascina, ma le armi per vendicarsi dell´abbandono erano sconosciute, servivano solo in guerra.
Partono dopo la strage di Novara le raccomandazioni inutili ad essere più attenti nella concessione del porto d´armi che è una delle tante leggi prive di senso: una pura formalità. Perché anche qui vigono le leggi di mercato e di elettorato, le associazioni sportive e dei cacciatori sono potenti economicamente e politicamente, fioriscono dovunque mercati di armi e tipi che non vedono l´ora di usarle. Con l´appoggio di partiti o movimenti che per seguire i peggiori istinti populisti predicano il ritorno alla legge del taglione, alla giustizia di gruppo, alla castrazione, al linciaggio. E, siccome nella politica che conosciamo godono di tutti i diritti e i rispetti non c´è da stupirsi se un Angelo Sacco una sera d´estate, nel caldo soffocante della risaia novarese, dà fuori da matto e fa una bella strage che è un boccone prelibato per la televisione che intervista in paese tutti quelli che lo avevano previsto ma che non hanno fatto niente per impedirlo. E come potevano? E ora dicono: ‟sembrava un brav´uomo”, perché neppure questa responsabilità vogliono prendersi, di ammettere che era un matto che si vedeva benissimo.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …