Smarriti e feroci. Una discussione con Naadem Aslam su Mappe per amanti smarriti

06 Ottobre 2004
‟Shamas se ne sta sulla porta apertaa guardare la terra, quella calamita che strappa al cielo i fiocchi dì neve per attirarli a sé… Tra le altre innumerevoli perdite, venire in Inghilterra ha significato perdere una stagione, perché, neila parte del Pakistan di cui e originano, ci sono cinque stagioni l’anno, non quattro, e gli scolari ne imparano i nomi e la
sequenza ripetendoli in classe come una filastrocca: inverno, primavera, estate, monsone, autunno.”
È l'attacco di Mappe per amanti smarriti, Il romanzo di Nadeem Aslam che narra la Storia della famiglia di Shamas e di un anno della comunità asiatica in una cittadina inglese non meglio identificata che gli immigrati del subcontinente indiano clìiamano Dasht-e-Tanhall, il Deserto della Solitudine. La nostalgia che vena l'incipit serpeggia in tutte le pagine del libro, scandita da una filigrana di similitudini e metafore che rimandano continuamente ad altro. Talvolta, lo confesso, nella veste di traduttrice le ho trovate esasperanti da dipanare, arduo rendere il lirismo di queste immaginisenza aggrovigliate il testo. Però ho apprezzato a fondo la ricchezza del linguaggio, l’importanza concessa a ogni parola, in una prosa dove nulla è superfluo.
‟Se ho usato tante metafore”, mi conferma l’autore, ‟è perché volevo che il testo riproducesse ciò che fanno i personaggi: paragonare incessantemente una cosa all’altra: l’Inghilterra al Pakistan. E non ho specificato qual è la città in cui si svolge la storia perché volevo che il lettore sperimentasse i sentimenti dei miei personaggi: venuti dal Pakistan, sono disorientati. Come lo ero io quando arrivai in Inghilterra a 14 anni e per la prima volta scoprii che la mia pelle scura faceva di me un cittadino di seconda categoria. Fu uno shock, ma lo superai presto, perché gli anni passati in Pakistan mi avevano insegnato che il mio popolo non era inferiore a nessun altro: alcuni dei più grandi artisti del mondo erano pachistani.
Nadeem Aslam emigrò nell’80 quando suo padre, poeta e produttore cinematografico, fu costretto alla fuga dal regime del presidente Zia, per le sue idee comuniste. Come il padre, si dichiara non-credente, ‟ma culturalmente musulmano”, ci tiene a spcificare. ‟Sono cresciuto guardando dipinti persiani, leggendo poesie in Urdu, ascoltando i racconti su Maometto che mia madre mi leggeva la sera. A suo modo Mappe riecheggia un tema caro alla letteratura islamica: la ricerca dell’amata, e non sarebbe quello che è senza Le mille e una notte, il Corano e Bihzad”.
Come contraddirlo? La narrazione è un drappo orientale intessuto di fiabe e miti islamici e induisti, appeso sullo sfondo di una Dasht-e-Tanhall che se è un deserto dell’anima, fisicamente assomiglia a un dipinto di Rousseau: un paesaggio di boschi e giardini popolato di parrocchetti e farfalle. Terra dello spaseamento, dove la bellezza della natura è in aperto contrasto con la ferocia di ciò che vi accade. Qui, il fratello minore di Shamas, Jugnu, un entomologo che attira farfalle e falene con le sue mani luminose in seguito a un’intosssicazionedi radio, e la sua giovane amante Chanda, figlia dei proprietari della drogheria locale, sono scomparsi nel nulla. Nulla si sa di questa coppia colpevole di aver infranto le leggi islamiche vivendo nel peccato al di fuori del matrimonio. La comunità musulmana vive sospesa in uno stato di shock per un anno intero, scandito da stagioni che s’infittiscono d’ombre e sospetti, dicerie che li vogliono trasformati in una coppia di pavoni, voci inquietanti che indicano nei fratelli della ragazza gli assassini della coppia, uccisa per vendicare l’onore della famiglia. Ombre che si allungano su una comunità incredula, che non può accettare l’idea che il male si annidi tra loro, fratelli musulmani timorati di Allah. Un posto dove la quiete bucolica è teatro di uno scontro tra generazioni all’interno delle famiglie musulmane, e tra la cultura islamica e l’occidentale, un conflitto che porta a tanti piccoli ma efferati ‟11 settembre”, come li definisce l’autore: un delitto d’onore, una ragazza ridotta in fin di vita da un esorcismo, donne costrette ad abortire quando il nascituro sarà una femmina, mogli ripudiate con la semplice formula Talaaq, recitata per tre volte dal marito in un momento d’ira. ‟In scala minore, questi crimini sono altrettanti 11 settembre”, dice Aslam. ‟A Huddersfield, dove vivevo con la mia famiglia, 15 anni fa una coppia di amanti fu uccisa e smembrata dai fratelli della ragazza. A Tipton la famiglia di un bambino molestato da un religioso fu minacciata con la pistola dalla gente della moschea perché non denunciasse quella vergogna. Dopo Ground Zero mi sono chiesto se, come essere umano e come scrittore, avessi fatto abbastanza per denunciare queste piccole catastrofi che si verificano ogni giorno nella società islamica, e di cui io stesso sono stato testimone. Se io e gente come me avessimo agito prima, forse i criminali non avrebbero avuto la forza e l’opportunità di arrivare all’11 settembre”.
Ma sarebbe un errore ridurre Mappe a un’accorata denuncia. È una recherche magistrale, un appassionato racconto dall’interno di un’appartenenza che rintraccia le origini di un male coniugandolo con una pietas tra la ragione e il sentimento. Aslam, che oggi ha 37 anni, ne ha dedicati undici a questo secondo romanzo (il primo, Season of the Rainbirds, del ’93, ha vinto due premi letterari). ‟Dopo un anno”, racconta, ‟mi sono reso conto che la stesura del libro richiedeva molto più tempo del previsto; così ne ho abbandonato la stesura e ho scritto una biografia di 100 pagine per ciascuno dei personaggi principali, e solo dopo ho ricominciato a lavorare alla trama. Riempivo il freezez di provviste e non uscivo per settimane di fila. Oscuravo le finestre e lavoravo nell’isolamento più totale. Cosa ti ha dato la forza di resistere?, gli chiedo. ‟Resistere? Scrivere è il mio modo di esistere. Mi viene naturale quanto respirare o dormire. Ho amato ogni secondo di quegli undici anni, e se mi fossi arreso, il libro non sarebbe quello che è.”

Mappe per amanti smarriti di Nadeem Aslam

Siamo in un'innominata città inglese, uguale a molte altre in Europa, ai cui margini vive una comunità pachistana. Il romanzo si apre con la scomparsa di due amanti, Chanda e Jugnu e ben presto la polizia decide di arrestare i due fratelli di Chanda, indignati dalla loro relazione adulterina. La t…