Giorgio Bocca: L’ultima offesa alle istituzioni

02 Ottobre 2007
In una delle prime interviste che gli feci Umberto Bossi mi dichiarò che era un esperto delle operazioni al cuore alle alte temperature. ‟Se vuoi, mi disse, ti posso fabbricare un laser. Non scherzo, mi è sempre piaciuta l’elettronica”. Poi mi spiegò che lo Stato centralista aveva asservito e soffocato la nazione celtica. E in seguito ha creato un parlamento padano, una milizia padana con la camicia verde e ha detto che lui della bandiera italiana si serve per pulirsi il sedere. Nessuno lo ha mai toccato, così ha continuato. È passato da una sinistra popolare a un’alleanza di comodo con Berlusconi, ha proposto uno sciopero fiscale e adesso, tanto per tenere testa a Beppe Grillo, lancia "una guerra di liberazione". Io, che la lotta di liberazione l’ho fatta, gli consiglio di non avventurarsi su un terreno che, evidentemente, gli è sconosciuto. Gli suggerisco di leggere un libretto di poco più di cento pagine dello storico Guido Crainz in cui si racconta cosa è stata per la storia la guerra di liberazione partigiana e popolare. Cento pagine di secca cronaca sulle cento e più stragi di partigiani e di civili compiute dai fascisti e dai tedeschi. Nelle giornate bolognesi della protesta contro la repressione una delegazione di giovani si presentò al sindaco di Bologna e gli disse chiaro e netto che volevano occupare la città. ‟Spiacente, disse il sindaco, ma l’abbiamo già occupata dai giorni della liberazione”. Ecco, il punto fermo è questo: che la guerra di liberazione è già stata fatta e vinta, prima che Bossi si offrisse di ripeterla con le chiacchiere per suo uso e consumo. Vorremmo ricordargli le ragioni per cui anche un paese malandato come il nostro non può temere una guerra di liberazione della Lega. Per fare una guerra di liberazione nazionale ci vogliono per cominciare gli occupanti. E in particolare ci vogliono quelli che Benedetto Croce chiamava ‟i nemici dell’umanità”, le Ss naziste. E chi, nell’Italia di oggi, e al di là delle furie ideologiche del Cavaliere che continua a vedere il pericolo dei "comunisti", si sogna di credere che il governo Prodi sia un covo di nazionalsocialisti? Bossi lo dice per far la concorrenza a Grillo e perché in questa democrazia debole tutti possono dire quello che vogliono e insultare come credono i rappresentanti dello Stato. Ma non basterebbero neppure quelli che a parole dicono di essere pronti a sparare. Ci vuole anche il consenso organizzato di tutta la popolazione, ci vogliono i comitati di liberazione nazionale che sorressero e rifornirono la resistenza armata. Anche a questo proposito la lettura di Crainz è consigliabile. Il nemico tedesco fu sconfitto perché la voglia di resistenza e di liberazione era più forte di loro, più forte della zona grigia degli attendisti. La Lega poteva essere una forza della democrazia, era la diga naturale, nelle province lombarde, dell’antiberlusconismo. Il suo demagogo ha preferito farne un esempio di mediocre campanilismo. E il suo mentore, il Cavaliere, gli lascia mano libera. Ma a questo punto, di fronte alle esternazioni eversive del Senatur, si pongono due problemi. Il primo è un problema istituzionale: fino a quando si può tollerare che il leader di un partito che siede in Parlamento inneggi all’insurrezione contro lo Stato, contro la Repubblica, contro la democrazia? Il secondo è un problema politico: fino a quando si può tollerare che la maggioranza di centrosinistra venga "processata" per le isolate sciocchezze di Caruso, mentre nell’opposizione di centro-destra c’è un partito che chiama gli italiani alla "lotta di liberazione"?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …