Due cuori un rifugio. Il matrimonio secondo Umberto Galimberti

Due cuori un rifugio. Il matrimonio secondo Umberto Galimberti

‟Il matrimonio non è più la bella istituzione sociale che è stato, con il suo progetto di sostegno e protezione reciproca. Nella società della Tecnica io sono costretto a essere un funzionario d'apparato. A recitare secondo azioni prescritte: in banca, all'università, in te1evisione. L'ultimo spazio espressivo rimasto è il mondo delle passioni: lì posso essere, esprimere me stesso. Ma mi muovo ancora al livello primitivo… Il matrimonio oggi è qualcosa di vocazionale. Per funzionare deve regolarsi sull'azione. Dal sentire all’agire. Devi essere capace di costruire l'altro come se fosse un'opera d'arte, un'opera di creazione. Se la tua passione è la creazione, com'è passione lo scrivere, il dipingere, allora sposati.”

Roberto Mussapi legge Benito Cereno

Roberto Mussapi legge Benito Cereno

Benito Cereno è una grande e tragica avventura di mare, è un racconto denso di suspence e tensione, è una vicenda disperata che rivela l'aspetto buio, profondo dell'umanità, sempre adombrato dalla superficie del mare. Ma è anche il dramma dell'inesplicabile mistero che lega l'uomo alla natura, la messa in scena dell'impotenza umana sotto la cappa plumbea della bonaccia. Una lettura di Roberto Mussapi.

Gianni Celati legge le Poesie della Torre

Gianni Celati legge le Poesie della Torre

Nella torre di casa Zimmer sono nate queste poesie che non somigliano a niente nella letteratura occidentale, e forse ricordano certe composizioni poetiche giapponesi brevi e semplicissime come l'hai-ku, che come queste celebrano il ciclo delle immagini stagionali. Sono poesie che hanno appassionato filosofi come Heidegger, linguisti come Roman Jakobson, poeti come Paul Celan, e che (come ha sostenuto Giorgio Agamben) sembrano annunciare le prose d'un narratore come Robert Walser.

Il teppista e Babi: l’amore continua. Intervista a Federico Moccia

Il teppista e Babi: l’amore continua. Intervista a Federico Moccia

‟Lo slogan del libro è ‘una storia d’amore, quella vera, la tua’. O almeno quella che si vorrebbe vivere… Quando l’ho scritto, nel ‘91, non c’erano ancora i vari Brizzi, Ammaniti. Mi mancava quell’atmosfera da romanzo intimo, minimalista. Sentivo il bisogno di un racconto che facesse rivivere le atmosfere della mia adolescenza, che raccontasse cose che io avevo vissuto. Allora me lo sono scritto”.